La Banca Centrale Europea nella riunione del proprio Consiglio Direttivo del 3 marzo 2011 ha lasciato invariato il tasso di policy al minimo storico dell’1%.

Contestualmente ha mantenuto stabile il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento marginale all’1,75% e quello sui depositi overnight allo 0,25%. Anche il tasso di policy della Federal Reserve è rimasto invariato in un range compreso tra lo 0 e lo 0,25%, così come il tasso di sconto è stato lasciato allo 0,75%. Pur tuttavia, la Banca centrale europea sembra ora orientarsi a un rialzo dei tassi di interesse in tempi brevi, forse già da aprile: la dinamica dei prezzi richiede una “forte vigilanza”, ha detto il presidente Jean-Claude Trichet durante la conferenza stampa al termine del Consiglio direttivo. Negli anni passati la Bce ha fatto ricorso a questo termine chiave: “forte vigilanza” proprio un mese prima di procedere ad aumenti dei tassi di interesse.

Inoltre, la Bce ha avvertito che “sui prezzi i rischi sono al rialzo”, prevalentemente a causa dei rincari del petrolio, motivo per il quale i tecnici dell’eurotower hanno rivisto al rialzo le loro previsioni di inflazione: nella media del 2011 si attesterà tra il 2 e il 2,6%, sul 2012 tra l’1 e il 2,4%.
La Banca d’Italia, nel supplemento Moneta e banche, rileva che a gennaio, su base annua, i prestiti richiesti dalle famiglie aumentano del 5%. Al contrario, i depositi dell’intero settore privato, inclusi i nuclei familiari, scendono dell’1,7%, sempre su base annua. Invece, i tassi d’interesse sui mutui per l’acquisto di abitazioni sono passati al 3,36% dal 3,18% di dicembre, mentre quelli sulle nuove operazioni di credito al consumo sono aumentati all’8,78% dall’8,33% di dicembre. Stabili, invece, i tassi passivi sui depositi in essere (0,69% contro 0,70% del mese precedente).

Sempre nel mese di gennaio, i tassi sui nuovi finanziamenti alle imprese erogati nel mese sono diminuiti di 10 punti base, al 2,69%; la discesa è guidata dai tassi sui prestiti d’importo superiore a 1 milione di euro (2,36% rispetto al 2,56% di dicembre), mentre rimangono stabili i tassi sui prestiti di importo inferiore (3,26% dal 3,24% del mese precedente).

Pronto a partire il confronto al Tavolo permanente di dialogo tra l’Abi e le Associazioni dei consumatori per analizzare i punti di vista e valutare possibili iniziative comuni sui mutui.

Il Comitato esecutivo dell’Abi ha sottolineato l’importanza di una riflessione comune sul tema, sottolineando anche l’importanza di un confronto con i rappresentanti dei consumatori. L’invito al confronto è stato rivolto a tutte le 17 Associazioni che fanno parte del Tavolo: Acu, Adiconsum, Adoc, Adusbef, Altroconsumo, Assoutenti, Casa del Consumatore, Centro tutela consumatori e utenti, Cittadinanzattiva, Codacons, Codici, Confconsumatori, Federconsumatori, Lega Consumatori, Movimento Consumatori, Movimento Difesa del Cittadino, Unione Nazionale Consumatori.

Il mutuo rappresenta una scelta che impegna una famiglia per anni, di qui l’importanza di lavorare insieme per far crescere la consapevolezza, mettendo a disposizione informazioni chiare sugli elementi da tenere in considerazione per decidere tra un tasso fisso e un variabile, senza dimenticare gli strumenti messi a disposizione dalle banche per ”proteggersi” dalle eccessive fluttuazioni. In questo ultimo caso, pur scegliendo la variabilità, si può sapere subito quale potrà essere l’incidenza massima della rata.

Le ultime tendenze del mercato dei mutui ipotecari residenziali registrano una prevalenza dei contratti a tasso variabile, il cui costo è parametrato all’andamento dei tassi. Peraltro, negli ultimi mesi va aumentando il numero di coloro che preferiscono i mutui a tasso fisso. Nel secondo semestre 2010, il 47% dei nuovi mutui stipulati è stato a tasso variabile, il 24% a tasso fisso, il 26,5% a ”tasso variabile con Cap” ossia con un tetto massimo, il 2,5% a tasso misto. Sempre secondo l’Abi il tasso sui prestiti in euro alle famiglie per l’acquisto di abitazioni – che sintetizza l’andamento dei tassi fissi e variabili ed è influenzato anche dalla variazione della composizione fra le erogazioni in base alla tipologia di mutuo – è risultato pari al 3,05% (3,15% a gennaio 2011).

Secondo i dati resi noti dall’Istat nel terzo trimestre 2010 sono stati stipulati 171.689 mutui, di cui 101.973 (pari al 59,4%), con costituzione di ipoteca immobiliare e 69.716 (40,6%), senza costituzione di ipoteca immobiliare. Il numero totale dei mutui è diminuito dell’1,9% rispetto al terzo trimestre 2009; in particolare, i mutui con costituzione di ipoteca immobiliare presentano una flessione dell’1,7%, quelli non garantiti da ipoteca immobiliare del 2,2%. Questi dati segnano una battuta di arresto della ripresa tendenziale del fenomeno iniziata negli ultimi tre mesi del 2009 e proseguita fino al secondo trimestre 2010; complessivamente, nei primi nove mesi del 2010 sono stati concessi 561.922 mutui contro i 535.473 stipulati nello stesso periodo del 2009, con un aumento del 4,9%.

Nel terzo trimestre 2010 i mutui senza costituzione di ipoteca immobiliare registrano una variazione tendenziale positiva (+0,7%) soltanto al Centro; il calo è sensibilmente superiore alla media nazionale nel Nord-Est (-6,9%) e di poco superiore nelle Isole (-2,5%); valori negativi meno accentuati si osservano, invece, nel Nord-Ovest (-0,9%) e nel Sud (-1,5%). Per i mutui garantiti da costituzione di ipoteca immobiliare, la flessione tendenziale risulta superiore alla media italiana nelle Isole (-5,4%), nel Nord-Est (-5,1%) e nel Sud (-3,5%); inferiore al Centro (-0,6%); solamente il Nord-Ovest si caratterizza per una variazione tendenziale positiva, pari al +2,3%.

Fonte: Tecnoborsa
www.tecnoborsa.it

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