Secondo la Cgil nel prossimo futuro ci troveremmo ad avere un mercato dell’affitto così composto: ad un estremo un’area di canone libero (1100 euro), all’altro i canoni di edilizia sociale (80 euro).

All’interno un’area a canone concordato (800 euro), seppure con le difficoltà che questo strumento avrà nella sua applicazione in seguito alle misure recentemente introdotte.

Le altre due aree sono riferite ai bisogni abitativi che oggi hanno maggiori difficoltà di risposta: la prima dovrebbe attestarsi su canoni di 600 euro mensili, se gli investimenti dei Fondi immobiliari e gli interventi su aree, procedure, tipologie edilizie, tempi, costi di costruzione e opportunità di investimenti integrativi lo renderanno possibile. La seconda area è riferita ai bisogni delle famiglie che si collocano in una fascia di reddito secondo quella che si manifesta come una chiara tendenza.

Secondo uno studio dell‘Università Cattolica di Milano si stima che nei prossimi anni ci saranno in Italia 13-15 milioni di famiglie che disporranno di un reddito mensile di 1.500 euro al mese o poco meno. Si tratta per lo più di nuclei il cui capofamiglia è un pensionato, un operaio, un giovane precario o un lavoratore extracomunitario stabilizzatosi in Italia e rappresentano una sorta di ‘cuscinetto sociale’ che rimane al di sotto della media dei redditi dei cittadini italiani ma al di sopra della soglia di povertà. L’esplosione di questa fascia di reddito intermedia, tenendo conto delle limitatissime opportunità di accesso all‘edilizia pubblica, non può trovare nel mercato attuale una risposta compatibile con i propri redditi.

Fonte: Tecnoborsa
www.tecnoborsa.it

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