Il mercato immobiliare nel primo semestre 2011, pur essendo sostenuto da una domanda di proporzioni ancora rilevante, non ha confermato i segnali positivi mostrati nel primo semestre 2010, registrando evidenti segnali di scarsa mobilità e dinamicità, quasi al limite della stagnazione. Questo è quanto emerge dal Report Urbano Fiaip, che parla di una situazione di stallo.

È stata, infatti, proprio la domanda a sostenere il mercato, contenendo sia la diminuzione dei prezzi che la diminuzione del volume degli scambi, ma l’ampia forbice (circa il 20%), che continua a tenere distanti richiesta e offerta, ha penalizzato in maniera determinante una notevole fetta di acquirenti che avevano programmato di investire nel mattone, perché agevolati dai prezzi delle abitazioni che si sono mantenuti al ribasso.

Nelle tredici principali realtà urbane nazionali prese a campione dal Fiaip nel primo semestre 2011 si è assistito, mediamente, a un’ulteriore ribasso dei prezzi di circa un punto e mezzo in percentuale (-1,5%). Ciò ha finito con l’agevolare quel circuito di compravendite in cui la distanza tra domanda e offerta non è risultata incolmabile, soprattutto nelle zone periferiche, richiamando acquirenti dalle province.
In sintesi, il mercato immobiliare riprende la discesa iniziata nel 2006 che sembrava arrestata nel 2010. Rispetto al I trimestre 2004, a livello nazionale, si registra un calo del 21% circa, e rispetto al primo trimestre 2006 si evidenzia una contrazione pari al -32% di compravendite così come riferito dall’Agenzia del Territorio.
Inoltre, rispetto al primo trimestre del 2004, la riduzione del mercato residenziale registra una contrazione complessiva di compravendite maggiore al Nord, con -28% circa, e pari al -23% circa al Centro e a circa il -21% al Sud.
Secondo i risultati del primo anno di lavoro del progetto “Welfare, Italia. Laboratorio per le nuove politiche sociali” di Censis e Unipol, sono le famiglie con persona di riferimento più giovane quelle che meno delle altre sono riuscite a risparmiare nel corso dell’ultimo anno. Dall’osservazione dell’assetto patrimoniale delle famiglie italiane emerge in modo netto la debolezza dei nuclei più giovani, particolarmente marcata in oltre la metà dei casi.
L’8% non può contare su nessun genere di patrimonio e a queste si aggiunge il 42,6% che non ha nessun patrimonio immobiliare (contro il 16,8% medio). Circa il 20% delle famiglie giovani (rispetto al 40% circa del totale delle famiglie) può contare esclusivamente sulla prima casa (3,7%) o sulla prima casa e un conto in banca (19,1%). Il possesso di altri immobili o di investimenti e rendite riguarda circa il 23% di esse, contro il 36% riferito alla totalità delle famiglie italiane. Oltre il 40% delle famiglie giovani vive, infatti, in una casa in affitto.
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