L’ambiente brucia negli impianti di riscaldamento

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Innanzitutto la buona notizia: L’Alto Adige è un precursore in materia di fonti energetiche. La brutta notizia però è che misure volte al risparmio energetico contribuiscono nuovamente alla distruzione dell’ambiente. Esempio più recente: La produzione di energia in gruppi cogeneratori tramite l’olio di palma.

Bolzano/Bressanone – „Non solo il traguardo ma anche la strada per arrivarvi dovrebbe essere duratura.” Questo è ciò che affermano l’OEW – l’organizzazione per un mondo solidale, il Centro Tutela e Consumatori Utenti (CTCU) e la Federazione per la Natura e la Protezione dell’Ambiente. Le tre organizzazioni altoatesine nella loro dichiarazione fanno riferimento a misure che hanno sì un esito eco-compatibile, ma che in termini di produzione, di trasporto fino ad arrivare all’uso finale sono eco-distruttivi.

Produttori di energia in Alto Adige stanno prendendo in considerazione l’utilizzo dei cosiddetti oli biologici. Nel comune di Naz-Sciaves, per esempio, è prevista la costruzione di un cogeneratore che produce energia utilizzando olio di palma. Inoltre, i suddetti oli biologici offrono un’integrazione alternativa ideale per centrali di teleriscaldamento a legna nei mesi estivi dove la produzione energetica è minore. Infatti, in questo periodo viene prodotta energia elettrica e il calore del motore viene emesso nella rete di teleriscaldamento. “I produttori di energia in questo modo hanno un vantaggio economico a breve termine. I costi derivanti a lungo termine, ovvero i danni immensi all’ambiente, invece, non sono calcolabili”, affermano l’OEW, il CTCU e la Federazione per la Natura e la Protezione dell’Ambiente.

L’olio di palma proviene quasi esclusivamente dalle piantagioni di palme delle foreste tropicali dell’Asia, Africa e America Latina. In Indonesia e in Malaysia la coltivazione della palma è la causa primaria della distruzione della foresta tropicale e dell’impoverimento di intere fasce territoriali. Tramite il dissodamento vengono emesse notevoli quantità di biossido di carbonio.

Durante la creazione di tali piantagioni, inoltre, spesso vengono calpestati i diritti dei piccoli contadini e delle comunità indigene. La coltivazione a lungo termine avviene in modo poco ecologico. Migliaia di ettari di enormi monoculture sono veri deserti biologici, e non rispondono più a funzioni sociali, biologiche e climatiche.

Tramite l’impiego massiccio di pesticidi e di concimi artificiali su un terreno tropicale molto povero e tramite le piogge abbondanti vengono contaminati l’acqua freatica ed i fiumi e, di conseguenza, viene intossicata la popolazione locale.

La lavorazione dell’olio nei mulini inoltre produce acque di scarto e altre emissioni. Esperti infine mettono in dubbio il bilancio economicamente più conveniente in termini di produzione di energia e di biossido di carbonio dell’olio di palma utilizzato come fonte energetica.
In una ricerca eseguita essi fanno notare che il Diesel biologico di olio di palma produce 33 tonnellate di biossido di carbonio o, rispetto al Diesel comune, dieci volte più emissioni per ogni tonnellata. Infine, va tenuto conto anche del lungo trasporto dalle foreste tropicali fino in Alto Adige.

Dinnanzi a questo scenario, l’OEW, il Centro Tutela Consumatori Utenti (CTCU) e la Federazione per la natura e la protezione dell’ambiente invitano i comuni ma anche ogni singolo cittadino a non utilizzare l’olio di palma ma materiali locali rinnovabili come fonte energetica. In termini di durata inoltre va fatto un calcolo globale: “Non possiamo permettere che si pensi al risparmio di qualche centesimo e in cambio muoiano natura e persone”, affermano le tre organizzazioni.

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