Rapporto Nomisma: La condizione abitativa in Italia

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IL CONTESTO DI RIFERIMENTO
L’indagine sulla condizione abitativa in Italia, sui fattori di disagio e sulle strategie di intervento, commissionata a Nomisma dal Ministero delle Infrastrutture, Direzione Generale per l’Edilizia Residenziale e le Politiche Urbane e Abitative, in occasione della Conferenza Nazionale sulle Politiche Abitative ha come obiettivo la quantificazione della dimensione reale dei fenomeni di disagio abitativo delle famiglie.

L’entità del disagio, definito come la condizione di privazione o sofferenza di chi è privo dei mezzi economici necessari per soddisfare i bisogni minimi di servizi abitativi, può essere, con qualche margine di approssimazione, dedotta dai dati sulla situazione economica di individui e famiglie. Il disagio abitativo assume una duplice connotazione: da un lato quello identificato da un rapporto di grandezze economiche – al suo interno ci sono casi sempre più numerosi afferenti a differenti categorie sociali che si trovano nella impossibilità ad accedere al bene casa (giovani coppie, giovani soli, lavoratori, migranti, famiglie numerose, anziani, sfrattati, studenti universitari fuori sede) e, altre situazioni, per le quali cresce sempre più l’onerosità del costo della casa in rapporto al reddito e alla ricchezza – dall’altro la insufficiente qualità degli attributi intrinseci dell’abitazione, come la superficie pro capite, lo stato di manutenzione o la dotazione di impianti di vario tipo, per non parlare del disagio di chi è costretto a vivere in ricoveri di fortuna (è un fenomeno, nuovo per l’Italia, quello delle bidonville).

Se si stratificano le famiglie italiane in base alla forma di godimento dell’abitazione in cui abitano, emergono situazioni di disagio sia con riferimento a chi l’abitazione ce l’ha in proprietà e chi, di converso, vive in locazione. Nel mercato dell’abitazione in proprietà si presentano situazioni di disagio sociale. La forte spinta che ha portato oltre l’80% delle famiglie a vivere nella casa in proprietà ha fatto sì che “la sostituzione di un canone di locazione con una rata di un mutuo”, in taluni casi, non è avvenuta alla pari.
I dati più recenti, peraltro, sembrano suggerire che le situazioni di crisi rivelate dalle procedure di riscossione coattiva dei crediti si mantengono, al momento, sui livelli fisiologici storici, ma dato il crescente tasso di indebitamento delle famiglie, combinato con l’aumentare del costo del denaro, non allineati con l’incremento del reddito, potrebbe a breve incrinare il fragile equilibrio attuale, ampliando la portata del disagio economico.
Il mercato della locazione è oggi espresso da oltre 4 milioni di unità immobiliari residenziali locate.
L’aumento medio dei canoni di locazione, inserito in un lungo ciclo espansivo -anche dei valori di compravendita – che perdura da quasi un decennio, è accompagnato da un cambiamento significativo delle caratteristiche sociali e reddituali dell’inquilinato. Risulta infatti che la presenza relativa di giovani, studenti, anziani, immigrati, cresce fra le famiglie locatarie, così come i livelli di reddito sono per essi inferiori a quelli dei proprietari.
La sovrapposizione dei due fenomeni per alcune categorie sociali e specialmente nelle grandi aree urbane (di difficile accesso al mercato della locazione a canoni sostenibili e di ridotta capacità di pagamento delle rate di mutuo) sta rendendo via via più arduo per un numero crescente di famiglie italiane accedere alla disponibilità di una casa. Disagio questo più silenzioso e meno evidente di altri ma non per questo meno preoccupante, un diritto fondamentale privo di adeguata copertura che chiede risorse giuntive a quelle già destinate a tutelare quanti versano in una condizione di disagio ma comunque di una casa dispongono.
Nel rapporto vengono brevemente illustrati i principali risultati dell’analisi sulla condizione abitativa in Italia, così da individuare le multiformi sfaccettature del disagio e le situazioni in cui i disagi si manifestano ancora su livelli non preoccupanti, ma che fattori endogeni ed esogeni potrebbero ampliare in poco tempo e trasformarli da “timidi segali” a “elementi di crisi”, minando alla base, quella delle famiglie, lo sviluppo demografico e socio-economico del Paese.
Ecco dunque che, sulla base di una articolata analisi dei fenomeni e di una proiezione della loro prossima evoluzione, vengono delineate alcune strategie di intervento che se implementate tempestivamente, possono contribuire ad arginare fenomeni di disagio in atto e prevenire che in un domani, quanto mai prossimo, situazioni, ad oggi non allarmistiche, degenerino e siano poi fuori controllo.

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