Lazio. L’acqua del rubinetto: molte luci e qualche ombra

di Redazione 1

E’ on line la nuova inchiesta del portale consumatore

Bere acqua in bottiglia? In molte città laziali è solo questione di gusto. Perché l’acqua che scorre dai rubinetti è spesso di buona o addirittura di ottima qualità. Lo dimostra l’inchiesta del Portale consumatore da oggi on line.

Secondo i dati raccolti direttamente dalle aziende che gestiscono i servizi idrici della regione, infatti, l’acqua di Roma, Latina, e Rieti non ha nulla da invidiare all’acqua in bottiglia. Molte luci, insomma, anche se qualche ombra continua a turbare i sonni dei consumatori. Tra queste il continuo superamento dei valori di legge previsti per l’arsenico nell’Alto Lazio, dove solo il ricorso a continue deroghe permette di far rientrare le acque nella legalità.

In definitiva, comunque una notizia confortante per molti residenti in regione, che magari servirà a farli risparmiare. Secondo gli ultimi dati Istat, l’82,9% dei consumatori di Roma e dintorni beve acqua in bottiglia e il 63% ne beve più di mezzo litro al giorno. Un comportamento che si discosta di poco rispetto al dato nazionale che vede i fan della minerale attestarsi all’87%, con il 72% che ne consuma più di mezzo litro al giorno. Numeri da primato mondiale, testimoniati da un totale da brividi: 11.250 milioni di litri di acqua confezionata venduti in un anno.

Una scelta pagata a caro prezzo visto che acquistare una minerale, al posto dell’acqua del rubinetto, equivale a una spesa mensile di circa 20 euro per un totale di 240 euro all’anno. E pensare che per la stessa acqua di rubinetto si sborserebbero meno di 24 centesimi.

Gusti a parte, si può fare un confronto qualità tra rubinetto e minerale? L’inchiesta ha esaminato 7 parametri chimici di base che classificano i livelli di eccellenza dell’acqua distribuita dall’acquedotto. Dai dati raccolti risulta che l’acqua distribuita dalla rete idrica a Latina, Roma e Rieti ha tutte le carte in regola per essere bevuta e conquista (o sfiora) il livello ottimale: la classe I. Un valore superlativo perché corrisponde al massimo voto possibile in tutti e 7 i parametri chimici esaminati secondo quanto stabilisce il decreto legislativo n° 31/200 .

Ecco alcune anticipazioni. Il caso più eclatante riguarda l’acqua di Latina, più precisamente quella che viene immessa in rete dal serbatoio di Carano Giannottola e che serve una parte della città. È questa fonte, infatti, a meritare la palma di qualità. Tutti i valori corrispondono alla soglia ideale delle componenti chimiche. Un risultato eccezionale se si tiene conto che il metodo adottato nella classificazione delle acque potabili segue una regola molto severa: il giudizio globale di un’acqua è dato dalla classe peggiore tra quelle rilevate per ciascun singolo parametro.

E Roma? La Capitale conferma quanto di buono si pensa comunemente dei suoi acquedotti e smentisce, invece, la convinzione diffusa di avere un’acqua troppo ricca di sali. Con 390 milligrammi di residuo fisso in un litro d’acqua, infatti, rientra appieno nella categoria delle oligominerali.

Per maggiori informazioni: Portale Consumatore

Commenti (1)

  1. Il giudizio di “buona qualità” di un’acqua non può essere fatto prendendo in esame solamente i parametri generici.
    Occorre far eseguire controlli “completi” che comprendano tutti i parametri previsti dal D.Lgs. 31/2001 ed altri aggiuntivi che solitamente non vengono determinati e ripetendo queste prove almeno 3/4 volte all’anno.
    Solamente così si può veramente esprimere un giudizio di “qualità” dell’acqua distribuita. Altri metodi possono essere, oltrechè riduttivi, fuorvianti.
    Cordiali saluti

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