Legambiente: il Nucleare non è una risposta all’emergenza clima

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Legambiente: “L’Ue ci ha già fatto lo sconto. Il nucleare non è la risposta all’emergenza climatica”. “Il nucleare per l’Italia non è un intervento salvaclima. E se lo scopo del nuovo Governo italiano è ridurre gli obiettivi per le emissioni di CO2 stabiliti a Kyoto dovrà scontrarsi con un vero e proprio muro europeo”. E’ questo il commento di Edoardo Zanchini, responsabile energia di Legambiente sulle dichiarazioni rilasciate al Consiglio ambiente di Lussemburgo dal Ministro Stefania Prestigiacomo sulla necessità di riconsiderare i criteri di ripartizione di riduzione delle emissioni in Italia. Legambiente ricorda che nell’accordo su “Clima e Energia” proposto dalla Commissione Europea e approvato a gennaio con il sostegno dei Capi di Stato dei Paesi membri per l’Italia c’è già stato un forte sconto sugli impegni di riduzione delle emissioni di CO2. Con il Protocollo di Kyoto l’impegno per l’Italia era di ridurre del 6,5% le emissioni al 2012 rispetto al 1990. Con il nuovo accordo l’obiettivo è diventato -5% al 2020. Nessun altro grande Paese europeo ha avuto un trattamento di favore come quello italiano, per via del lassismo di questi anni nell’invertire la rotta rispetto alle emissioni di anidride carbonica cresciuta del 12% rispetto al 1990.

“Il Ministro Prestigiacomo – ha proseguito Zanchini – non si aspetti altri sconti sulla CO2. Peraltro anche il nucleare per l’Italia non rientra in una strategia delle emissioni: con i trend attuali (e in attesa delle centrali) sforeremmo tutti gli obiettivi europei al 2020. L’Italia deve cambiare marcia e fare delle politiche di innovazione e efficienza energetica la bussola dei prossimi anni. Nessuno in Europa è disponibile ad accettare altre proroghe, basti pensare che la Germania a cui la Commissione aveva proposto una riduzione del 31,4%, ha dato la sua disponibilità nel ridurre del 40% le emissioni di CO2 al 2020, pur di non compromettere la leadership europea nella lotta ai cambiamenti climatici. Il comportamento tedesco non nasce da un sentimento di magnanimità, ma dalla lungimiranza del governo Merkel di voler giustamente approfittare di quei concreti vantaggi in termini di nuova occupazione e sviluppo delle proprie imprese, generati da una politica in difesa del Clima.”.

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