Per favorire la “rinascita” di territori depressi o degradati. Le Zone franche urbane (Zfu) stanno per sbarcare anche in Italia dopo essere state già introdotte nella maggior parte dei Paesi Ue. Una circolare del ministero dello Sviluppo economico chiarisce modalità e tempistiche per i Comuni che intendono adottare la normativa, introdotta dalla Finanziaria 2007 e poi modificata dalla manovra del 2008, che ha l’obiettivo di contrastare i fenomeni di esclusione sociale e favorire l’integrazione nel tessuto socioeconomico delle popolazioni residenti in aree svantaggiate. Ad individuare le Zfu, sulla base di parametri socioeconomici sarà il Cipe – Comitato interministeriale per la programmazione economica – su proposta del ministero dello Sviluppo economico, ma saranno i Comuni che dovranno presentare, entro il 21 luglio o altra data stabilita dalle singole Regioni, le proposte progettuali dopo aver accertato il possesso di tutti i requisiti per l’ammissibilità.

L’introduzione delle Zfu favorirà lo sviluppo di piccole e micro imprese – non riguarderà infatti settori come quello automobilistico, navale, tessile su larga scala, siderurgico e del trasposto su strada – permettendo, a chi aprirà una nuova attività nell’area, di usufruire per i primi cinque anni di agevolazioni sia fiscali che previdenziali. In particolare, chi apre una nuova attività economica nelle Zone franche urbane avrà diritto all’esenzione totale dalle imposte sui redditi per i primi cinque anni d’imposta, dal sesto al decimo anno a un’esenzione del 60%, per l’undicesimo e dodicesimo anno del 40% e del 20% per i successivi due anni. L’esenzione riguarderà anche l’Irap per i primi cinque periodi d’imposta, fino al raggiungimento della somma di 300mila euro del valore della produzione netta per ciascun anno. Anche per l’Ici l’esenzione è per i primi cinque anni e riguarderà gli immobili situati nella Zfu di proprietà dell’impresa e utilizzati per l’esercizio della nuova attività. Dal punto di vista previdenziale, l’esonero segue gli stessi criteri delle imposte sui redditi e si applicherà ai contratti a tempo indeterminato e a quelli a tempo determinato di durata come minimo annuale. Inoltre, almeno il 30% dei lavoratori deve risiedere nel Sistema locale di lavoro in cui è situata la Zfu.

Il processo di approvazione delle Zone franche urbane si articolerà in vari step. Il primo riguarderà a stretto giro i Comuni che dovranno elaborare le proprie proposte progettuali provando l’esistenza dei requisiti di ammissibilità del territorio comunale e delle Zfu individuate, indicando anche le modalità di perimetrazione; i progetti dovranno inoltre riportare il calcolo dell’indice di disagio socioeconomico (Ids), i motivi sottesi all’individuazione dell’area e le modalità di gestione del progetto. Il secondo step riguarderà le Regioni, a cui è affidato il compito di raccolta delle proposte e della loro valutazione in termini sia di rispondenza ai criteri demografici, dimensionali e socioeconomici che di corretta misurazione e quantificazione dell’Ids. Le Regioni hanno inoltre il compito di trasmettere al ministero dello Sviluppo economico una relazione tecnica che raccoglie le proposte di Zone franche urbane di interesse prioritario e gli esiti degli accertamenti sulle iniziative comunali. Gli ultimi passaggi riguardano, da un lato, il ministero dello Sviluppo economico che insieme alle Regioni individuerà entro il 5 agosto i progetti da proporre al Cipe – che ha il compito di dare l’ok per l’ammissione al finanziamento – e, dall’altro, la Commissione europea, che deve comunque approvare la misura a seguito dell’individuazione delle Zfu.

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