Sicet: il piano casa per le famiglie di stranieri regolari, spinge alla morosità

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Manovra immiggarti 10 anni di residenza per chiedere case pubbliche e contributi affitto.
Il Piano Casa licenziato dalla Camera dei deputati con il voto di fiducia, oltre a non stanziare nessuna risorsa e a distogliere quelle destinate lo scorso anno per consentire il passaggio da casa a casa agli sfrattati deboli (anziani, invalidi, famiglie monoreddito) introduce una norma che esclude dal diritto alla casa pubblica e al Fondo Sostegno all’affitto le famiglie provenienti dai paesi non comunitari. La norma xenofoba, introdotta dal governo Berlusconi, con il maxiemendamento approvato ieri a Montecitorio, si aggiunge alle già pesanti e ingiuste modalità di esclusione dei cittadini extracomunitari dai diritti abitativi in vigore in alcune regioni.
“Pretendere un’anzianità di residenza pari a 10 anni in Italia e almeno 5 nella regione per avere accesso ad un alloggio pubblico o costruito con contributo pubblico e rendere obbligatorie le stesse condizioni per partecipare ai bandi del sussidio all’affitto oneroso” dice Guido Piran segretario generale SICET “significa, tra l’altro, spingere centinaia di migliaia di lavoratori regolari verso la morosità nel pagamento del canone di locazione ai proprietari privati”.

Continua Piran: “si tratta di espedienti subdoli e odiosi per lanciare un messaggio alle famiglie italiane in grave difficoltà economica: Escludendo dai diritti gli immigrati stranieri sarà possibile aiutare di più gli italiani”. Se l’equazione funzionasse, si dovrebbero escludere i lavoratori extracomunitari regolari dal pagamento di tasse e contributi, altrimenti la domanda sorge spontanea: “Dove vanno a finire le risorse ricavate dalle imposte pagate dagli stranieri? Chi ne beneficia? ”.

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