Il Piano Casa punta alla sicurezza. Dopo il terremoto registrato in Abruzzo, che ha provocato più di 150 vittime e migliaia di feriti, sono molti i professionisti e gli esponenti del mondo politico che chiedono un adeguamento alle misure antisismiche. Il Ministro allo Sviluppo Economico Claudio Scajola e Fabrizio Vigni, presidente degli Ecologisti Democratici, chiedono la messa in sicurezza del patrimonio edilizio italiano.

Anche i Consigli Nazionali di ingegneri e architetti ritengono che un piano organico per l’ edilizia non può prescindere dalla verifica sui criteri antisismici. Necessità resa ancora più urgente vista la condizione di rischio in cui versano molte case degli anni ’50.

Nel testo dell’ accordo raggiunto tra Governo e Regioni, tra le semplificazioni burocratiche inerenti alla Vas, Valutazione ambientale strategica, e all’ estensione della Dia, Denuncia di inizio attività, compare invece lo snellimento delle procedure per ottenere le autorizzazioni a edificare anche in zone sismiche. Il testo rimanda poi a controlli a campione sulle costruzioni, che dovrebbero consentire la tutela della sicurezza.

Oltre al fattore strutturale, secondo gli ambientalisti sono state sottovalutate finora le conseguenze dell’ aumento di cemento ed emissioni di anidride carbonica. Nonostante la movimentazione di 60 miliardi di euro, generata da un’ adesione del 10% al Piano Casa, per gli ambientalisti non si può tralasciare un aumento delle costruzioni pari a due volte e mezzo la città di Roma.

Simile atteggiamento aggraverebbe il gap che allontana l’ Italia dal raggiungimento degli obiettivi di Kyoto. È stato quindi proposto il possesso della certificazione energetica per procedere agli ampliamenti, ma anche il ricorso a percentuali di fonti rinnovabili pari a quelle degli aumenti di cubatura.

Richieste che potrebbero rientrare nel decreto legge di emanazione governativa, atteso per questa settimana. Gli investimenti in efficienza energetica potrebbero essere incentivati dalle risorse dell’ Unione Europea. Si potrà infatti accedere al 4% del Fesr, Fondo europeo di sviluppo regionale.

Nei giorni che precedono il varo definitivo del decreto legge, che dovrà rispettare le competenze attribuite alle Regioni dalla Costituzione, le Regioni spingono per poter utilizzare l’ Iva incassata a seguito dei lavori per i piani di edilizia residenziale.

Secondo gli operatori del settore, che potranno probabilmente beneficiare del bonus del 55% per gli interventi di riqualificazione energetica, bisognerebbe estendere l’ accesso alla detrazione del 36% agli interventi di ampliamento. Per entrare nel merito degli interventi ammissibili bisognerà sempre attendere l’ entrata in vigore delle leggi regionali.

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