Ed è sempre voglia di casa. Resiste la fiducia nell’ acquisto

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Le frugali famiglie italiane hanno impedito che il nostro mercato immobiliare subisse le conseguenze della crisi finanziaria come accaduto in altri paesi. Le famiglie di casa nostra hanno reagito alla crisi riducendo i consumi, specie di beni durevoli, e aumentando la propensione al risparmio, dall’ 11,5% del 2007 all’ 11,9% del 2009, con un comportamento che interrompe una tendenza al ribasso più che ventennale.

Peraltro, la risposta italiana alla crisi di fiducia che ha caratterizzato il mercato finanziario è stata quella di mantenere un’ elevata fiducia nell’ acquisto della casa; infatti, anche nel corso del difficile 2008, il mercato della casa ha registrato il buon risultato di circa 700mila compravendite (in riduzione di circa il 15% rispetto all’ anno precedente) con prezzi medi solo leggermente ritoccati al ribasso, mentre in paesi come Usa, Uk e Spagna i prezzi delle case hanno registrato forti discese, anche nell’ ordine del 20 – 30%.

Oggi circa 3,5 milioni di famiglie stanno ancora prendendo in seria considerazione l’ idea di acquistare una abitazione nei prossimi due anni. Anche la maggior parte del mercato degli immobili d’ impresa pare tenere in Italia. Un mercato peraltro molto più piccolo di quello delle abitazioni con meno di 80mila compravendite nel 2008, transazioni che, secondo diverse fonti, sono nell’ ordine dei 20 miliardi di euro, contro gli oltre 100 miliardi del mercato della casa.

I dati della caduta nei mercati immobiliari globali non sono affatto incoraggianti: nel 2008 gli investimenti in immobili per le attività economiche sono calati nel mondo, scendendo dai 435 miliardi a 335 miliardi di dollari e, secondo il parere dei maggiori operatori internazionali, continueranno a scendere, in attesa del ripristino di condizioni normali sui mercati finanziari, anche nel 2009.

In Italia qualcosa di simile è accaduto, ma solo al segmento su cui operano investitori istituzionali come i Fondi Immobiliari. Anche per questi è valso l’ effetto di una riduzione del livello dei prestiti che ha prosciugato l’ ammontare globale degli investimenti, con la conseguenza che le poche operazioni effettuate si sono realizzate con consistenti sconti sui valori del 2007 e con rendimenti elevati come nel resto del mondo.

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