L’ alloggio sociale. La situazione in Europa

di Redazione Commenta

Il tema dell’ alloggio sociale è caratterizzato dalla estrema diversità di soluzioni proposte a livello nazionale e regionale, sia per quanto riguarda la costruzione delle unità abitative sia per la loro assegnazione. La mancanza di una definizione comune di alloggio sociale e di un quadro legislativo comunitario in materia contribuisce a rendere ancora più difficile l’ identificazione di scenari comuni.

Soltanto l’ anno scorso il Parlamento europeo si è pronunciato sull’ argomento, richiamando la necessità di utilizzare in maniera più massiccia gli strumenti finanziari europei (come Jessica e Jeremie) per la costruzione di nuovi edifici e la riqualificazione delle aree in cui sono ospitati quelli esistenti.

La dimensione urbana del problema è senza dubbio uno dei pochi tratti comuni individuabili nei 27 Stati membri. Differenti invece le soluzioni di gestione del patrimonio abitativo sociale. Soltanto in Germania, Belgio, Danimarca, Finlandia, Ungheria, Slovacchia e Svezia sono delle società comunali ad occuparsi della costruzione degli alloggi mentre in altri paesi come Italia e Polonia permangono soluzioni locali su scala regionale.

Oltre alle imprese pubbliche, si registra la presenza di cooperative e associazioni non lucrative nella maggior parte dei paesi Ue, mentre tale soluzione non viene adottata in paesi come Bulgaria, Cipro, Romania e Malta. Il più alto numero di alloggi sociali in affitto in rapporto alla popolazione è presente in Danimarca e Austria, mentre il numero più basso è registrato a Cipro e in Spagna.

Le funzioni dell’ edilizia sociale e la generale sproporzione tra domanda e offerta di alloggi a basso prezzo sono però comuni a tutti i paesi. Problemi come il deficit di nuove costruzioni, l’ accesso maggiore a strutture di proprietà e l’ aumento generale dei prezzi degli affitti rappresentano i fattori che maggiormente concorrono all’ aumento di domanda di alloggio a basso costo, a cui si aggiungono tendenze sociali e demografiche comuni. Se si considerano poi concause come l’ invecchiamento della popolazione, l’ incremento dei tassi di immigrazione, l’ aumento di famiglie monoparentali e la maggiore pressione sulle zone urbane più ricche è ancor più evidente quanto il problema dell’ alloggio sociale sia difficile da risolvere.

Le risposte al problema nelle città europee
Nella maggior parte dei paesi europei è tra gli anni ’50 e ’70, in concomitanza con i grandi processi di sviluppo urbano che si è verificato il boom delle costruzioni sociali. L’ arrivo di nuovi lavoratori dalle campagne o dalle zone più periferiche imponeva la necessità di costruire strutture facilmente accessibili e ben collegate ai centri urbani. Non sempre però si è riusciti ad evitare le formazione di quartieri dormitorio, che in periodo postindustriale sono stati privati dei servizi che favorivano l’ aggregazione sociale ed hanno registrato un graduale cambiamento della tipologia di inquilini.

L’ utente tipo è passato così nel giro di qualche decennio da famiglie di giovane età a coppie di anziani affiancate sempre più spesso da giovani famiglie di immigrati, che in alcuni casi sono diventati predominanti. I bassi redditi hanno loro consentito di balzare in testa alle classifiche degli aventi diritto mentre gli ex residenti hanno avuto un maggiore accesso ad abitazioni di proprietà. Si è così assistito ad un processo di omogenizzazione sociale che ha portato alla concentrazione di determinate componenti etniche in alcune zone delle città, aumentando la ghettizzazione e l’ esclusione sociale dei residenti.

Le politiche di vendita di alloggi sociali perseguiti su larga scala in Gran Bretagna hanno contribuito alla riduzione della percentuale di edifici sociali sul totale delle costruzioni abitative. Soltanto in alcuni paesi come Germania, Francia, Paesi Bassi e Finlandia è stata realizzata una vasta opera di riqualificazione urbana che ha contribuito a rinnovare interi quartieri, assicurando l’ estenzione di servizi anche in queste zone.

Il processo di rigenerazione urbana risulta ancora incompiuto in numerose realtà italiane, spagnole, polacche ed ungheresi ma a livello locale sono numerose le ricette adottate per evitare la ghettizzazione di chi vive in alloggi sociali. Ad esempio, in Gran Bretagna, Repubblica Ceca e Irlanda si è cercato di preservare il cosiddetto mix sociale, ovvero il raggiungimento dell’ equilibrio fra differenti gruppi etnici e sociali residenti in uno stesso quartiere.

Più di recente si è puntata l’ attenzione sulla riconversione energetica del patrimonio abitativo esistente, di cui il 60% registra ancora alti consumi. L’ aumento dei prezzi dell’ energia ha posto un’ ulteriore sfida in un campo che richiede interventi congiunti da parte di autorità pubbliche, enti di gestione ed inquilini spesso a basso reddito, quindi dotati di pochi mezzi per contribuire alla riqualificazione degli edifici.

I casi di successo
Manheim, Friburgo, Edimburgo, Sofia e Pecs

Proprio in questo campo si sono concentrati fortemente degli interventi di recupero, che hanno avuto effetti sia sul piano ambientale che su quello sociale. A Mannheim, in Germania, la Rental House Cooperative Ludwig Frank ha riqualificato un’ area degradata (chiamata in precedenza Little Chicago) con quattrocento abitazioni da abbattere grazie alla collaborazione degli inquilini, che hanno ripulito il quartiere e aiutato ad installare dispositivi per il risparmio energetico.

Ogni residente è diventato così membro della cooperativa e acquista azioni del valore di 500 euro per ogni stanza abitata. Il coinvolgimento ha automaticamente consenso, contribuendo ad eliminare l’ immagine di ghetto e ad installare dei punti di incontro cofinanziati dall’ Ue con corsi di lingua e di doposcuola per i bambini. La collaborazione crea pace è lo slogan esposto sugli edifici di questo quartiere composto per il 54% da abitanti di origine turca, spesso anziani o con bassi livelli di reddito.

Esperienze simili sono state realizzate anche a Norkopping in Svezia e a Friburgo
L’ amministrazione ha collaborato con il Land per la riqualificazione di 835 unità abitative, risolvendo al contempo i problemi lingustici e di comunicazione fra i residenti (di origine straniera per il 40%). Il gruppo d’ azione composto da residenti Weingarten Forum 2000 si è occupato del coordinamento delle azioni realizzate ma soprattutto di intercettare i reali bisogni dei cittadini attraverso frequenti momenti di incontro.

Dopo la riabilitazione delle strutture abitative (con l’ installazione di nuove finestre e misure di isolamento termico), si è passati alla creazione di parchi attrezzati per i bambini e aree verdi. Ciò ha portato ad una stabilizzazione della struttura sociale e ad una maggiore assistenza ai residenti nella vita di tutti i giorni, tramite l’ apertura di un nuovo ufficio multifunzionale di coordinamento, incaricato di organizzare anche attività ricreative e corsi di lingua.

Interventi particolarmente innovativi sono stati realizzati anche in Scozia, ad Edimburgo
Il rinnovamento di 120 appartamenti nel quartiere di Slateford ha portato ad un forte risparmio energetico (grazie all’ utilizzo di energia eccedente dalla produzione della locale distilleria) e ad una riqualificazione complessiva del quartiere.

Lo spazio destinato ai parcheggi di autovetture è stato trasformato in parchi pubblici o dato in affitto agli abitanti per potervi effettuare piccole coltivazioni. L’ uso dell’ automobile privata è stato sensibilmente ridotto grazie ad un accordo fra comune e la società di noleggio auto Budget Car Rental, che hanno messo a disposizione un parco di autovetture da fittare a basso costo quando se ne ha bisogno.

Anche nei nuovi Stati membri, dove maggiormente si ravvisano problemi di inadeguatezza dello stock abitativo esistente, si stanno portando avanti interessanti interventi di recupero. A Sofia, in Bulgaria, è stata creata una efficace metodologia di intervento che ha consentito il recupero di interi condomini che hanno ricevuto il certificato Classe A per l’ efficienza energetica, grazie ad un progetto di cooperazione con l’ ente per l’ edilizia sociale di Rotterdam, che ha fornito il know – how giusto per l’ amministrazione della capitale bulgara.

A Pècs, in Ungheria, la riqualificazione degli edifici sociali è proceduta di pari passo con il reinserimento nel mercato lavorativo degli abitanti, a cui sono state così fornite migliori condizioni di base possibili e aiuto per l’ inserimento nella vita professionale della città. Una decina di associazioni ha lavorato in collaborazione con la municipalità per assicurare un’ assistenza completa ai residenti di minoranze etniche in zone a rischio tramite l’ instaurazione di un’ agenzia di lavoro, che ha consentito il reinserimento di oltre 2500 persone.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>