Costruzioni, le imprese guardano all’estero

Buzzetti: le grandi imprese guardano all’estero, in Italia mancano i soldi per le infrastrutture e le P.A. ritardano i pagamenti

”Il punto è che non si può più andare avanti così, gli imprenditori sono esasperati – dice Paolo Buzzetti presidente dell’Ance (Associazione nazionale costruttori edili) – Stiamo andando verso una forma eclatante di protesta. È partito un vero e proprio conto a orologeria, mancano soltanto alcuni passaggi formali. Comunque non sarà una decisione dell’Associazione ma una richiesta che proviene dalla base. Stiamo preparando una manifestazione pubblica a cui inviteremo anche i sindacati e tutte le sigle del settore e dell’intera filiera, come per gli Stati Generali che furono proclamati la primavera scorsa”.

Nell’intervista a Repubblica Buzzetti sottolinea ancora una volta il ”grande fermo nel mercato italiano delle opere pubbliche. Il rallentamento è colpa di lavori che non ci sono. In tre anni gli investimenti sono calati circa del 20 per cento, e di oltre il 30 solo nell’edilizia abitativa. Le promesse del Governo Berlusconi sul rilancio delle opere pubbliche e dell’edilizia non sono state mantenute.

”Basta guardare i dati che arrivano dalle imprese: le più grandi e le più strutturate stanno cercando sempre di più di lavorare all’estero, perché qui non c’è lavoro. Alcune grandi imprese sono arrivate a effettuare all’estero più del 50 per cento dei lavori, e la forbice Italia-estero si sta allargando. A soffrire di più, naturalmente, sono le piccole imprese, che non sono in grado di cercare lavoro all’estero, salvo rare eccezioni”.

I fattori che bloccano il rilancio del settore delle costruzioni: blocco degli investimenti nel settore, ritardi nei pagamenti da parte delle Pubbliche Amministrazioni, la tracciabilità dei flussi finanziari prevista nel Piano straordinario contro le mafie.

”Si sono chiusi tutti i rubinetti pubblici. Dei circa 12 miliardi deliberati dal Cipe nel 2009, in cui c’era un impegno del governo per le grandi e piccole opere (tra cui 1 miliardo per le scuole), poco o nulla è stato trasformato in cantiere. Quanto ai fondi Fas per le aree meno sviluppate, c’è un’assoluta incapacità di spendere questi fondi da parte delle amministrazioni locali. E nel frattempo questi fondi sono anche stati stornati per altri fini, come l’abolizione dell’Ici o il salvataggio dell’Alitalia”.

Un altro problema per le imprese riguarda il comportamento delle Pubbliche amministrazioni, che hanno cominciato a ritardare i pagamenti: ”Da 4-5 mesi si va a 7-8, ma ci sono casi che arrivano anche a 20 mesi. Insomma, non solo non ci sono soldi per le opere pubbliche, ma addirittura – denuncia Buzzetti – lo Stato per non fallire fa fallire le imprese. E le piccole e medie aziende sono quelle che soffrono di più: non soltanto i due motori, l’edilizia e i lavori pubblici, stanno andando male, ma ora i pagamenti rallentano. Qui c’è qualche impresa, diciamolo chiaro e tondo, che chiude perché non riesce a farsi pagare dalle pubbliche amministrazioni”.

”E a complicare le cose per le imprese si aggiunge l’effetto che il Piano antimafia sta producendo con la tracciabilità dei flussi finanziari. Non abbiamo nulla in contrario, anzi condividiamo il principio, ma mancano le norme concrete di applicazione e questo sta ulteriormente bloccando i pagamenti alle imprese”.

Per uscire da questa situazione, spiega il presidente dell’Ance, bisognerebbe ”cominciare a pagare secondo tempi ragionevoli a stato di avanzamento lavori, e introdurre finalmente quelle semplificazioni e snellimenti che erano stati promessi, ma non sono mai arrivati. Ad esempio, il Piano Casa non è decollato a causa dei paletti burocratici avanzati da Regioni e Comuni. Inoltre, ”si potrebbero togliere quelle penalizzazioni fiscali oggi esistenti, come l’effetto ritorsivo dell’Iva sugli immobili invenduti da più di quattro anni”.

”Il project financing, che oggi rappresenta circa il 25 per cento dell’ammontare complessivo delle risorse, è andato bene – ha detto ancora Buzzetti – e tuttavia il project financing non è diventato la panacea di tutti i nostri mali. Perché per farlo funzionare occorrono non soltanto imprenditori ma soprattutto amministratori che sappiano usarlo. E qui torniamo ai problemi burocratici di cui abbiamo già parlato”.

Fonte: Ance

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