Molti ancora non conoscono il potenziale nocivo del radon, un gas che non si percepisce con l’olfatto perché incolore, inodore e insapore.
Eppure questo gas è riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come seconda causa per l’insorgenza del tumore al polmone. Questo gas è presente in quantità molto variabile su tutta la superficie terrestre e di conseguenza anche nei materiali da costruzione: come cementi, tufi, pozzolane, laterizi, graniti, ecc.

Quindi l’uomo non è il responsabile della presenza di tale elemento, perché esso esiste da sempre in natura ed in forma di gas viaggia liberamente nell’aria e in misura minore nell’acqua, seguendo i moti convettivi. In condizioni naturali i suoi valori sono tali da renderlo innocuo, ma quando penetra negli ambienti chiusi con inadeguati ricambi di aria sorge il problema delle alte concentrazioni e quindi della minaccia per la salute.
Bisogna prevenire e non provvedere. Per evitare che nella propria casa si raggiungano pericolosi livelli di concentrazione è opportuna la prevenzione, ma come? Garantendo all’ambiente circoscritto un adeguato numero e volume di ricambi di aria, provvedendo alla sigillatura delle giunzioni pavimento-parete e degli impianti, consentendo l’aerazione degli ambienti.
Per eseguire in modo immediato misurazioni e controlli, esistono sensori in grado di rilevare radiazioni ionizzanti, naturali e non. Fino ad ora il metodo più diffuso ed economico (per es. quello che si usa nei reparti di radiologia), richiama dei dosimetri in cui un materiale sensibile alle radiazioni presenta “tracce” indelebili quando viene attraversato da queste: al termine dell’esposizione il dispositivo viene portato in laboratorio ed analizzato.
Un processo sicuramente valido ma che non risponde alle esigenze di una risposta immediatezza da parte di un privato. Esistono però dispositivi che funzionano senza l’ausilio di un addetto specializzato: basta posizionarli nel luogo interessato ed attivare la batteria. Il controllo e la programmazione del sensore possono avvenire anche successivamente a distanza, mediante un PC o un palmare.
Quindi, no al pessimismo, il rimedio c’è. Ora vogliamo augurarci che a livello legislativo in ambito QI, cioè del controllo della qualità dell’aria degli ambienti confinati, anche per il radon vengano stabilite norme prescrittive precise così come si è già fatto per il tabacco, per i prodotti da sistemi di combustione e, più recentemente, per le concentrazioni di VOC dei prodotti di manutenzione e rifinitura.

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