I parchi in città, infatti, aumentano il valore delle abitazioni vicine e polarizzano gli investimenti privati
La crisi economica degli Stati Uniti ha prodotto effetti devastanti sul mercato immobiliare: moltissimi gli immobili ipotecati a società fallite, ma invendibili in un mercato in stand bay. Per contrastare la crisi immobiliare, il movimento “Redfields to Greenfields”, ideato da Mike Messner, ha lanciato un fondo di investimento che offre prestiti a basso costo per la riqualificazione urbana. Il progetto è stato accolto con favore da più di dieci grandi città degli Stati Uniti

I parchi, secondo Messner, sono un polo d’attrazione sociale che potrebbe sbloccare il mercato immobiliare statunitense. Molte città come Denver, Phoenix, Houston, Detroit, Los Angeles hanno aderito all’iniziativa. In realtà è un’esperienza già sperimentata dalla città di Denver ben vent’anni fa, quando riqualificò più di cinque chilometri di capannoni dismessi e li trasformò in parco pubblico: oggi la zona è tra le più richieste e costose del mercato immobiliare locale. Il progetto parte dall’idea di convertire gli immobili ”tossici”, come capannoni ed edifici commerciali, in parchi pubblici, contribuendo così ad aumentare il valore degli immobili vicini.
Detroit, ad esempio, ha realizzato il nuovo Campus Martius Park, di 2,6 ettari, con capitali forniti dal fondo ”Redfields to Greenfields” e oggi attira oltre un milione di visitatori all’anno. E la città ha diversi altri progetti del genere in corso di realizzazione. Anche Houston ha annunciato di voler applicare i concetti espressi da Messner, espandendo la propria rete parchi con l’abbattimento di 10.000 ettari di immobili fatiscenti.
L’importanza dei parchi per una migliore qualità di vita nelle città
Il Greenacre Park si inserisce nel filone dei cosiddetti ”vespocket park” che  hanno nel Plaza Paley ParkUnu l’esempio di maggior successo.
Ricordiamo che questi parchi erano innanzitutto piccoli spazi di città. Essi sono stati salvati dal  destino riservato agli spazi urbani grazie all’iniziativa filantropica di privati che ne hanno finanziato il recupero per destinarli a piccoli giardini. Più in generale essi rispecchiano i criteri  che hanno preso il sopravvento nella seconda metà degli anni 1960  nella progettazione dei parchi allora  intesi come ”Open space”, cioè spazi aperti dove  tutto poteva avvenire, non confinati in strutture chiuse ma ”fluidi” nel senso che la città confluiva nel parco ed il parco nella città.

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