ALER Milano è tra le più grandi immobiliari d’Europa e, in 100 anni di storia, ha fornito uno straordinario contributo allo sviluppo di Milano e della sua provincia. L’azienda ha sempre manifestato l’obiettivo di rispondere a domande diverse di abitazione, servizi, socialità, integrazione e sicurezza e di favorire un’adeguata qualità residenziale. In un secolo di operatività, l’Azienda è cresciuta di pari passo con la città e la sua provincia. 66.229 gli alloggi di proprietà, di cui 41.550 solo a Milano, 136.268 i cittadini residenti. L’edilizia di ALER Milano, in termini di qualità del tessuto e di soluzioni costruttive, è sempre stata all’avanguardia a livello europeo per lo spirito imprenditoriale e per il contributo di importanti progettisti di livello internazionale. ALER Milano non ha mai dimenticato la sua mission di soggetto pubblico. Vero conoscitore della città e dei suoi abitanti, si è dimostrata interprete competente delle trasformazioni sociali ed economiche del territorio sempre prestando attenzione alla persona, al decoro e all’ambiente. Oggi, ALER Milano è un’azienda al passo con la storia del Paese, da sempre capace di proporre soluzioni edilizie e costruttive di qualità. ALER Milano crede che lo sviluppo e le riqualificazioni debbano essere legati all’identità del territorio, affiancando, ai grattacieli, i propri quartieri, simbolo della tradizione della città. Il suo centenario è anche il centenario della città. Ecco come alcune personalità del mondo della cultura e della ricerca hanno voluto ricordarlo.

La questione abitativa entra nell’agenda pubblica tra la fine del 1800 e l’inizio del secolo ventesimo come aspetto non marginale da affrontare per restituire alla città dignità, decoro, igiene. Il capoluogo lombardo diventa un interessante laboratorio di sperimentazione dei primi interventi finalizzati ad affrontare risolvere l’emergenza abitativa. Nella combinazione tra l’apertura della questione casa come questione di interesse pubblico sostenuta dalla giunta comunale milanese e il progetto legislativo del governo presentato da Luigi Luzzatti si costruiscono le condizioni per attivare interessi e costruire opportunità di intervento nella città.
Inizia una seconda fase della storia della casa popolare che vede negli anni Venti e Trenta un periodo importante di crescita e di diversificazione tipologica che cerca di seguire una domanda sempre più differenziata rispetto alla quale lo sforzo è quello di fornire una soluzione diversificata dal punto di vista dall’accessibilità del costo: alla casa popolare si affianca la casa economica, gli alloggi popolari, ultrapopolari definiti anche “case per gli sfrattati”, le “case minime”. Dopo la seconda guerra mondiale circa il 60% del patrimonio residenziale pubblico è gravemente danneggiato. Nel 1949 il ‘Piano Fanfani’ rilancia l’attività di costruzione utilizzata come leva per avviare il processo di ripresa economica e occupazionale in Italia. Nasce l’INA-Casa come struttura centrale di gestione dei finanziamenti finalizzati all’edilizia pubblica in locazione o a riscatto. Si rafforza un modello di intervento che porterà l’Istituto a sostenere l’idea dei quartieri autosufficienti, intesi come nuove parti di città disegnate unitariamente con servizi, commercio, spazio pubblico, infrastrutture. In questi anni l’Istituto Autonomo Case Popolari si trova a dover rispondere, con risorse sempre più contenute ad una domanda di casa associata alla seconda ondata migratoria andando ad occupare aree sempre più periferiche nella città e nuovi quartieri all’interno dei Comuni di prima cintura. Il sistema territoriale metropolitano diventa il nuovo campo di intervento sotto la guida di organismi deputati al coordinamento della crescita, fra questi il Consorzio Intercomunale Milanese per l’Edilizia Popolare. Appaiono evidenti i sintomi di una esperienza che è chiamata a ripensarsi, a trovare nuovi percorsi attuativi e operativi.
A partire dal 1995 sono introdotti strumenti di intervento urbano finalizzati al recupero del patrimonio pubblico esistente e dei quartieri segnati da maggior degrado, nel 1997 vengono riorganizzati gli Iacp e trasformati in Aziende pubbliche regionali; nel 2000 si compie il trasferimento delle competenze in materia abitativa dallo Stato alle Regioni. L’attività dello Iacp, prima, e dell’Azienda Lombarda per l’Edilizia Residenziale, poi, è rivolta prevalentemente al recupero, riqualificazione e rigenerazione dei contesti urbani popolari. Accanto al canone sociale si definiscono nuove discipline di canone pubblico, si individuano progetti di sperimentazione, si spingono gli operatori ad integrare gli interventi edilizi tradizionali con misure di natura più sociale, animativa e culturale, si sostiene l’iniziativa di soggetti del privato sociale come possibili interlocutori dell’attore pubblico, si chiede una maggiore attenzione nei confronti degli aspetti di manutenzione, recupero e valorizzazione del patrimonio abitativo esistente.

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