Il vento energia per il futuro: European Wind Day

di Redazione 1

Domenica 15 giugno è stata la giornata europea del vento, nata per sensibilizzare l’opinione pubblica su come si possa risparmiare utilizzando tale fonte. L’energia eolica è la rinnovabile che cresce più rapidamente in termini di capacità installata: nel 2007 è aumentata del 18% in Europa e del 28% in Italia. Diversi sono gli stati eventi che gli operatori del settore dell’eolico, gli esperti dell’Anev, (Associazione nazionale energia del vento), hanno organizzato in Italia nello scorso weekend, i più importanti a Cagliari, Ostia e sul lago di Garda. Iniziative parallele ci sono state in tutta Europa, a Bruxelles, Copenaghen, Madrid, Atene, Vienna e in altre grandi città. Più di 100 sono stati gli “eventi eolici” e oltre 20 sono stati i paesi aderenti alla manifestazione. La giornata europea del vento si proponeva di:
Promuovere l’utilizzo del vento in Europa come fonte energetica efficace e benefica;
Far comprendere che l’energia eolica è una soluzione alla crisi energetica e climatica;
Incoraggiare i cittadini europei a sottoscrivere elettricità verde certificata.
Oreste Vigorito, presidente dell’Associazione nazionale energia del vento (Anev), ha dichiarato: «L’Italia ha raggiunto i 3.000 MW di potenza eolica installata. Stiamo fronteggiando una crisi energetica, ambientale, occupazionale e tecnologica di cui abbiamo visto solo l’inizio a detta degli esperti; cosa aspettiamo a mettere in campo le tecnologie, come l’eolico, che già oggi sono disponibili?».

L’energia eolica è la fonte rinnovabile che cresce più rapidamente in termini di capacità installata, infatti nel 2007 è aumentata del 18% in Europa, del 28% in Italia. “Sfruttare l’energia eolica significa aiutare l’ambiente, ma anche aumentare la sicurezza energetica, ridurre la dipendenza dall’estero e la fluttuazione dei prezzi dell’energia”, spiega il segretario generale di Anev, Simone Togni. Oltretutto, vi sono notevoli effetti positivi sull’occupazione: secondo uno studio dell’associazione, entro il 2020 l’eolico porterà a oltre 50 mila nuovi posti di lavoro. “Non si tratta di fantascienza – dice Togni – visto che in Germania, il paese primo nel mondo per l’energia del vento, in 8 anni gli addetti al settore sono cresciuti di 380 mila unità”.

Nel nostro paese le centrali eoliche si trovano dislocate prevalentemente nel Centro e soprattutto nel Sud. L’Italia però è molto in ritardo rispetto agli altri paesi europei. La Germania ha oltre 22 mila impianti e ogni anno installa più pale di quante non ne abbia installate l’Italia in 15 anni. L’Italia con le sue 2.943 pale eoliche, in grado di garantire oltre 2.700 megawatt di potenza (circa l’1,1% del fabbisogno nazionale), si posiziona al quarto posto in Europa dietro alla Germania, alla Spagna e alla Danimarca.

Spronata dagli obiettivi Ue sulle fonti rinnovabili al 2020, l’Italia deve colmare il gap. Il “position paper” del Governo del settembre 2007 identifica in 10.000 MW on-shore e altri 2.000 off-shore il potenziale massimo teorico per l’eolico nel nostro Paese a quella data, mentre l’Anev stima 16.200 MW. Una sfida alla quel Enel risponde con il piano di sviluppo delle rinnovabili 2007-2012, che prevede di triplicare in sei anni la potenza installata (in Italia e all’estero), passando dai 1.530 MW del 2007 ai 4.750 previsti nel 2012. La crescita di Enel nell’energia eolica è continua: il 13 giugno ha acquistato, attraverso la controllata francese Enel Erelis, nuovi importanti progetti eolici per 120 MW.

www.enel.it

Commenti (1)

  1. La Nave di Schietti per produrre energia dal vento.

    http://domenico-schietti.blogspot.com/

    Gli impianti fissi per la produzione di energia eolica vengono osteggiati perchè deturpano il paesaggio e hanno poca resa. Invece ci sono zone di mare in aperto oceano, in cui il vento soffia costantemente per alcuni mesi all’anno, che possono essere raggiunte con impianti mobili collocati sulle navi di Schietti.

    Milioni di marinai potrebbero guadagnare anche 1.000 euro al giorno con le navi di Schietti, partendo con i serbatoi vuoti, riconducendole in porto dopo alcune settimane con i serbatoi pieni di idrogeno o aria compressa

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