Inflazione: crollano i consumi è ovvio che il tasso sia in calo! Tra aumenti di prezzi e tariffe (1858 EURO ANNUI) e conseguenze della crisi economica (1827 EURO ANNUI) la caduta del potere di acquisto è drammatica. E’ necessario ed urgente rilanciare l’economia reale. Non stupisce la caduta del tasso di inflazione, vista la violenta diminuzione dei consumi delle famiglie italiane, anche se continuiamo ad assistere a prezzi speculativi su pane e pasta, nonostante i forti decrementi del grano a livello internazionale. “I petrolieri fanno scuola” – sostengono Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti. E’ certo che le famiglie italiane, sia sul versante dei prezzi e delle tariffe e sia su quello delle ricadute della crisi finanziaria, subiranno gli effetti di uno degli anni più terribili che il Paese abbia mai attraversato, con un forte decremento del potere di acquisto, ormai ridotto ai minimi termini. Infatti, solo per gli aumenti di prezzi e tariffe, le famiglie italiane subiranno una perdita complessiva di 1.858 € all’anno, pari al 6,2 % del tasso di inflazione.

Ricadute dirette, per quanto riguarda gli investimenti in borsa e gli investimenti in titoli falliti:
– per l’andamento dei titoli azionari, ipotizzando anche percentuali minime di operazioni di vendita per svariate cause ed interessi, pari al 5%, con perdite sui titoli venduti dal 35 al 40 %, si può registrare una perdita per le famiglie di circa 445 Euro;
– calcolando, per le perdite dirette di prodotti finanziari tossici, Lehman e simili, una perdita complessiva di 6 miliardi di Euro, ciò corrisponderà, per le famiglie italiane, a una perdita media di circa 280 Euro a famiglia. Sulle questioni di carattere generale, relativamente agli effetti recessivi ed all’aumento del costo del denaro, si possono prevedere queste ricadute indirette:
– caduta del Prodotto Interno Lordo di 1,2 punti percentuale, con una ricaduta complessiva e generale di circa 18 miliardi di Euro, pari a una perdita di ricchezza, per ogni famiglia, di 782 Euro;
– per aumento del tasso di riferimento Euribor, la crisi ha comportato, ad oggi, per le 3 milioni e 200 mila famiglie che hanno contratto mutui a tasso variabile, una ricaduta di 506 Euro all’anno, che, rapportati alla complessività delle famiglie, sono pari a circa 40 Euro annui;
– per l’aumento del costo dei prestiti delle famiglie, le ricadute saranno di 160 Euro in più all’anno;
– per via dell’aumento dei costi di investimento delle imprese, le ricadute sui prezzi dei beni sul mercato saranno di 120 Euro annui, che influiranno dello 04% sull’inflazione. Per tale motivo riteniamo del tutto insufficiente la diminuzione del tasso di sconto dello 0,5% operata dalla BCE e ribadiamo la necessità di un ulteriore taglio, di almeno 1 punto percentuale.
L’intera ricaduta, sia per costi diretti che indiretti, è pari 1827 Euro annui. Il calcolo è effettuato in rapporto alla generalità delle famiglie italiane (23 milioni).

Se sommiamo queste due ricadute, c’è davvero da inorridire. Le perdite totali, infatti, sarebbero di 3.685 € annui. Ecco perché, alla luce di queste pesantissime conseguenze, Adusbef e Federconsumatori ritengono fondamentale che le risorse da mettere in campo siano dedicate anche al rilancio dell’economia reale e, fondamentalmente, del potere di acquisto delle famiglie.
È questa, a nostro parere, l’unica via d’uscita per un sistema bloccato e, allo stesso tempo, sostenuto da una fittizia e virtuale economia di carta, realizzata contro gli interessi dei cittadini e perpetrata, a causa della collusione dei poteri di verifica e di controllo, a favore degli speculatori nazionali ed internazionali.

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