Edilizia sociale. In Italia mancano due milioni di alloggi popolari

di Redazione 1

Secondo i dati del rapporto degli edili della Cgil aggiornati a novembre 2008, il patrimonio immobiliare italiano è tra i più esigui d’ Europa: gli alloggi di edilizia sociale oggi disponibili sono solo 952.800, a fronte di 2.580.000 famiglie, con i requisiti di reddito per accedere all’ edilizia residenziale pubblica. Questo vuol dire che più della metà delle persone che vivono in affitto, tra i 4 e 5 milioni, in realtà non potrebbe permettersi di pagare un canone di locazione, spettando loro un alloggio sociale.

Ma per Cgil l’ emergenza abitativa è ancora più marcata se si guarda al totale della domanda potenziale di affitto, che ammonta a 3,9 milioni di famiglie, quelle con redditi bassi o medio bassi, ovvero l’ 88% di coloro che occupano una casa sotto contratto di locazione. Il nostro Paese è il fanalino di coda dell’ Europa non solo per patrimonio, ma anche per investimenti destinati all’ edilizia pubblica. Il disagio abitativo è diffuso in tutto il territorio nazionale, ma ha i suoi picchi in Piemonte, Liguria, Emilia Romagna e Campania. Per il sindacato il Nord – Ovest risente maggiormente dell’ emergenza casa, nonostante la sua ricchezza, a causa del processo di deindustrializzazione. Per quanto riguarda le città, quelle più colpite sono Torino, Genova, Bari, Catania e Firenze.

In generale, la domanda di alloggi popolari aumenta in corrispondenza di una più incisiva presenza di anziani, studenti e immigrati. La situazione abitativa per Cgil si è aggravata nell’ ultimo decennio. Dal 2000 a oggi il costo di costruzione di una casa è cresciuto del 18%, il costo delle aree edificabili del 35%, delle abitazioni del 70%, e il caro affitto ha subito un’ impennata del 114%. L’ Italia si colloca tra i Paesi con la più bassa percentuale di alloggi sociali in affitto (meno del 5 per cento), mentre in paesi come l’ Olanda la percentuale sale al 35 per cento, in Inghilterra registra un 18 per cento, in Francia si attesta intorno al 17 per cento.

Il problema del fabbisogno abitativo torna in primo piano e un rafforzamento dell’ affitto sociale è ritenuto utile a lenirne gli effetti. Lo rivela il “42simo Rapporto sulla situazione sociale del Paese / 2008” del Censis, che individua le radici del fenomeno nelle pressioni sul fronte demografico, sociale ed economico e nella inadeguatezza del modello abitativo basato sulla proprietà della casa di famiglia. La recente crisi finanziaria, rileva lo studio, renderà difficile per le famiglie aspirare all’ acquisto di una casa.

Il problema abitativo non è tuttavia una prerogativa italiana e colpisce altri paesi Europei come Francia, Regno Unito e Spagna; in queste nazioni, però, l’ edilizia sociale svolge da sempre un ruolo più forte. Gli ex Istituti Autonomi case Popolari italiani e gli enti operativi sul territorio nazionale per la maggior parte sono divenuti aziende che costruiscono e gestiscono abitazioni sociali realizzate con fondi pubblici, ma anche con fondi propri e con prestiti agevolati.

Complessivamente il patrimonio in gestione è pari a circa 940.000 alloggi di cui soli 768.000 sono quelli in locazione. Si tratta di uno stock di dimensioni contenute se messo a confronto con quello di altri Paesi europei: basti pensare alla Francia dove l’ edilizia sociale riguarda circa 3,9 milioni di alloggi, o al Regno Unito che può contare su 2,7 milioni di alloggi gestiti dalle amministrazioni comunali e 2,2 milioni gestiti dalle Housing Associations.

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Commenti (1)

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