Una casa a prova di sisma. Tutte le regole da seguire: in caso di crollo l’ assicurazione non paga mai

di Redazione Commenta

Di fronte al terremoto sono molti oggi a chiedersi se la propria casa sia a prova di sisma oppure sia una possibile fonte di pericolo. Vediamo quali sono gli elementi da considerare e le possibili soluzioni, con l’ aiuto di esperti: il professor Gian Michele Calvi, presidente della Fondazione Eucentre di Pavia e componente della Commissione nazionale per la previsione e la prevenzione dei grandi rischi, e il professor Vincenzo Petrini, docente di scienza delle costruzioni al Politecnico di Milano. Con fonti bancarie e assicurative, invece, affrontiamo il tema dei danni e dei mutui.

1)Come è fatta una casa resistente al terremoto?
Le accortezze nascono già durante la progettazione: una casa a pianta quadrata sarà meno a rischio di una a forma di serpente. Più una struttura è rigida (come in muratura portante) più sarà importante collegare bene tra di loro gli elementi come fossero parti di una scatola cosicché, in caso di sisma, tutto si muova all’ unisono. Più le strutture sono flessibili (come con l’ acciaio) più bisogna prestare attenzione agli elementi non portanti, affinché assorbano in armonia le sollecitazioni.

2)Quali materiali devono essere preferiti?
Non esiste il materiale ideale, esistono qualità e corretto utilizzo. Se le barre d’ acciaio sono controllate in officina, l’ amalgama del calcestruzzo può essere modificata in cantiere, con il rischio che il prodotto finito non sia ottimo. Al di là delle situazioni fraudolente (la sabbia di mare, che altera la chimica del calcestruzzo) anche il ritardo di una betoniera bloccata dal traffico può portare gli operai del cantiere ad allungarla, pericolosamente, con l’ acqua.

3)Perché cadono edifici fatti di cemento armato?
Perché troppo spesso le norme vengono rispettate solo sulla carta per avere un appiglio sicuro di fronte a eventuali indagini della magistratura. Ma succede che, dietro a palazzi crollati, ci siano parti in cemento armato montate al contrario rispetto ai disegni di progetto o barre d’ acciaio inserite in modo non conforme, quindi inutile. Ma anche all’ Aquila le strutture moderne crollate (come la Casa dello Studente) sono state relativamente poche rispetto a quelle danneggiate ma ancora in piedi.

4)Come si può capire se la casa resisterà?
Conviene verificare se la propria zona sia considerata ad alto rischio sismico. In tal caso, se l’ anno di costruzione è precedente alle prime norme di edilizia sismica introdotte in Italia (nel ’74 a seguito del terremoto in Friuli e nei primi Anni 80, dopo i fatti dell’ Irpinia) conviene comunque procedere a dei controlli. Tra le costruzioni più recenti, possono essere più deboli quelle in cui il piano terra non c’ è, sostituito da pilastri che, da soli, potrebbero reggere di meno gli scossoni di un terremoto.

5)Qual è il costo aggiuntivo per la sicurezza?
Piuttosto basso. Per le abitazioni comuni è sufficiente il rispetto di norme antisismiche che comportino l’ incolumità degli abitanti anche in presenza di scosse importanti. In questo caso si stimano maggiori costi tra il 4 e il 10%. Un’ abitazione costa, all’ origine, tra i 1.100 e i 1.200 euro al metro quadrato, occorrono dunque tra i 44 e i 120 euro al metro per stare più tranquilli. Costi maggiori ci sono per edifici pubblici che devono non solo restare in piedi ma mantenere l’ agibilità.

6)Come si interviene su case vecchie o a rischio?
Si valuta caso per caso, in seguito ai controlli. È bene fare intervenire ingegneri che conoscano le più recenti pratiche antisismiche. Sconsigliati, invece, professionisti con scarsa esperienza o geometri. Una volta verificata l’ esigenza di possibili migliorie, sono molteplici gli interventi possibili. Anche nelle case già costruite si possono aggiungere i più moderni cuscinetti che permettono di isolare la casa dal terreno in modo da attutire gli effetti di una scossa.

7)Quali sono i Paesi con le migliori tecnologie?
Sono essenzialmente tre: la Nuova Zelanda, il Giappone e gli Stati Uniti, in particolare la California. La prima è quella dove si nota un costante miglioramento sia normativo che delle tecniche, con l’ applicazione sempre più raffinata dei cuscinetti isolanti in acciaio, gomme speciali, neoprene armato. In Giappone e California le maggiori preoccupazioni riguardano le infrastrutture, che hanno subito i danni maggiori negli ultimi terremoti.

8)Il legno può essere una buona alternativa?
Certo, non per nulla nel 2006 una casa di 3 piani messa a punto in Trentino da Ivalsa e Cnr ha superato in Giappone un test sismico di magnitudo 7,2 della scala Richter. Ma il legno, che ha un montaggio molto rapido e ottima capacità di assorbire gli choc, in Italia è una materia prima piuttosto scarsa e non permetterebbe di garantire costruzioni su vasta scala, come invece ancora avviene negli Stati Uniti per villette a uno o due piani.

9)Cosa fanno le compagnie in caso di danni?
Nella maggior parte dei casi, nulla. Le case – come le automobili – in Italia non vengono assicurate per i terremoti. La legge esclude che il sisma sia coperto salvo patto contrario, quindi gli unici ad essere risarciti saranno aziende ed enti pubblici, che si coprono espressamente per questi eventi. L’ Ania ha chiesto al governo di studiare un sistema pubblico – privato che estenda la copertura alle famiglie su vasta scala, con lo Stato a fare da assicuratore ultimo per gli eventi estremi.

10)Che fine fa il mutuo su una casa crollata?
Dovrà, come sempre succede in questi casi, intervenire lo Stato. L’ ipoteca su un bene immobile distrutto si sposta sul terreno edificabile rimasto e il mutuatario, di fatto, resta obbligato a ripagare il debito contratto con la banca. A salvare una situazione sarà lo Stato che con un sistema di fondi pubblici permetterà la ricostruzione e il pagamento dei danni. Diverse banche, dopo il suggerimento dell’ Abi, hanno già deciso di sospendere il pagamento delle rate per 12 mesi.

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