Cedolare secca sugli affitti: “Politicamente non corretta la posizione dei Commercialisti contrari”

di Redazione Commenta

Dichiarazione del presidente Achille Colombo Clerici: “La posizione dei Commercialisti italiani contraria all’ adozione della cedolare secca per gli affitti, nei termini in cui è esposta sui mezzi di comunicazione, è politicamente non corretta.
A fronte di misure agevolative e fiscali concesse ad una categoria per determinati rapporti economici, o si prova che esse sono sconvenienti dal punto di vista socio – economico, oppure non è corretto chiederne la non adozione sulla base del semplice fatto che la categoria rappresentata dall’esponente non ne è interessata”.

Quando vennero introdotti gli incentivi fiscali (regime tributario agevolativo) per le SIIQ, Assoedilizia non si permise di chiederne la revoca, ma si limitò ad auspicare che le stesse misure fossero estese anche alle società di gestione immobiliare.

Dal punto di vista sostanziale, la cedolare secca sui canoni di locazione (reddito derivante da un vero e proprio investimento economico di risparmio) permette un trattamento fiscale oggettivo e non soggettivo; legato cioè alle condizioni reddituali del contribuente.

Quanto al presunto vuoto fiscale derivante dall’ introduzione della accennata misura, occorre considerare che la questione è assai più complessa di quanto non sia emerso in alcuni conteggi di stampa.

Infatti, senza dire del recupero dell’ evasione fiscale nel settore, se, a seguito dell’ incentivazione dell’ investimento in abitazioni in locazione, si sposta l’ attuale rapporto 73 / 19% tra abitazioni in proprietà (utilizzate a titolo di abitazione principale) e abitazioni in locazione, in prospettiva queste ultime finirebbero per aumentare consistentemente il gettito ICI a favore dei Comuni.

Inoltre, promuovere l’ investimento in immobili destinati alla locazione, oltre ad un effetto indubbiamente positivo sul piano sociale (mobilità abitativa – maggiore e più conveniente offerta in locazione – blocco della emorragia delle dismissioni di immobili) innesca un processo economico – produttivo virtuoso, producendo nell’ immediato l’ incremento dei gettiti IVA e IRES (costruttori), nonché dei posti di lavoro; con conseguente aumento del gettito degli oneri sociali e della capacità di spese di molte famiglie”.

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