Osservatorio Nomisma sul mercato dei beni artistici. Investire in arte rende: arte moderna e contemporanea “bene rifugio”

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Il mercato italiano dell’ arte moderna e contemporanea, nel 2009, ha subito una riduzione di fatturato superiore al 50%, mentre i prezzi hanno sostanzialmente tenuto. Meglio la componente dell’ arte moderna, che, essendo costituita da opere di artisti più affermati, è risultata più attraente per investitori poco disponibili a rischiare e desiderosi al contrario di mettere al sicuro la loro liquidità.

Nel mercato dell’ arte contemporanea, più rischioso perché incentrato su artisti giovani ed emergenti, i prezzi hanno subito una contrazione stimata attorno ai 10 punti percentuali. L’ arte moderna e contemporanea resta comunque una buona forma di investimento e di diversificazione del portafoglio efficiente, infatti l’ arte contemporanea dal 1995 ad oggi ha mediamente reso il 4,04% all’ anno, battendo gli immobili (+2,06), la borsa italiana (+ 2,16), la borsa americana (+2,50) e l’ oro (+3,67). Mentre l’ arte moderna, il cui rendimento medio è stato più contenuto (+2,62), ha comunque garantito un rendimento superiore all’ inflazione, anche nella recente fase di crisi.

Il giro d’ affari complessivo dell’ arte in Italia è stimato per il 2009 in 1 – 1,2 miliardi di Euro, dopo avere sfiorato i 2 miliardi di Euro nel 2008 al termine di un significativo ciclo di espansione. Il dato include anche la quota di sommerso delle attività di scambio dei beni artistici in proporzione analoga a quella stimata da Banca d’ Italia per l’ intera economia del Paese.

*Nonostante il dimezzamento del fatturato del commercio dei beni artistici, dovuto alla recessione globale avviata nel terzo trimestre del 2008, il mercato italiano, rispetto a quello internazionale, ha fatto registrare una migliore performance tra il 1995 e il primo semestre del 2008, e una migliore tenuta dopo lo scoppio della crisi.

*Relativamente al comparto dell’ arte moderna e contemporanea, il giro d’ affari nel 2009 è risultato pari a 114 milioni di Euro, con un calo del 52,7% rispetto ai 242 milioni dell’ anno precedente. Tali valori sono stati stimati, per la prima volta da Nomisma, a partire dallo studio sui dati aggregati dei Diritti di seguito (DDS) corrisposti alla SIAE. A spiegare il maggior calo dell’ arte moderna e contemporanea (-52,7%), rispetto a quello stimato per il settore artistico nel suo complesso (-40 / -45%), sono soprattutto il tracollo dei valori delle vendite per i beni artistici contemporanei (la crisi sembra avere sgonfiato la bolla dell’ indice dei prezzi dell’ arte contemporanea) e un possibile aumento della quota di sommerso nel corso del 2009.

*Sulla base della banca dati SIAE, l’ impatto della crisi sul settore dei beni artistici ha evidenziato da un lato la rigidità dei prezzi (tenuta sostanziale dei prezzi dei beni artistici), dall’ altro il crollo del volume degli scambi (-40% per le case d’ asta e -67% per le gallerie). Tale duplice effetto è analogo a quello registrato in altri mercati di beni d’ investimento (immobiliare in primis). La crisi ha poi avuto lo stesso effetto sui prezzi delle opere vendute dalle gallerie e dalle case d’ asta, indipendentemente dal canale di vendita.

*Rispetto ad altri asset di investimento (oro, azioni, immobili), l’ arte contemporanea è risultata nel periodo 1995 – 2009 l’ investimento a più alto rendimento medio annuale (4,04%), ma anche quello a più alta rischiosità (secondo solo all’ oro).

*Se il rendimento dello stock investito in opere d’ arte viene misurato su un diverso arco di anni, ad esempio sul 2006 – 2009, si osserva che solo l’ arte moderna è sempre riuscita a garantire protezione dall’ inflazione (bene rifugio).

Contatti
Marco Marcatili
051- 6483329 – 340 / 3586912
[email protected]

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