Mercato immobiliare: i centri storici, un segmento del settore non toccato dalla crisi

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Mercato immobiliare: i centri storici, un segmento del settore non toccato dalla crisi

Raddoppiato il valore delle abitazioni nei centri storici nelle grandi città. I centri storici sono la ricchezza culturale dell’Italia e un segmento del settore immobiliare non toccato dalla crisi economica

I centri storici rappresentano l’identità nazionale per la straordinaria somma di valori storici, artistici e architettonici che li caratterizzano. E rappresentano una notevole fonte di ricchezza economica, che si è rivalutata moltissimo nell’ultimo decennio uscendo indenne dalla crisi. Questo dato emerge da uno studio del Censis presentato a Bergamo dal direttore generale Giuseppe Roma, in occasione delle celebrazioni per i 50 anni dell’Ancsa (Associazione nazionale centri storici artistici), associazione nata proprio per promuovere politiche di recupero.

Attraverso un’analisi articolata per città, capoluogo e Comuni minori, riferita al solo patrimonio residenziale storico (costruito cioè prima del 1919), depurato dallo stock degradato (in condizioni pessime o scadenti), è emerso un valore complessivo delle abitazioni storiche pari a 947,4 miliardi di euro.

Se alle abitazioni si aggiungono anche gli edifici destinati a uffici privati, alberghi, pubblici esercizi e negozi, secondo Giuseppe Roma, il valore commerciale dei nostri centri storici potrebbe sfiorare un ammontare fra 1,5 e 2 volte il Pil, esclusi naturalmente monumenti, palazzi d’uso pubblico e beni artistici: una ricchezza che non ha senso monetizzare e che testimonia la solidità patrimoniale dell’Italia.

A conferma dell’importanza economica dei centri storici, di cui sono consapevoli investitori e fondi immobiliari italiani e stranieri, lo studio ha elaborato l’andamento dei prezzi di vendita a nell’ultimo decennio per le grandi città e un selezionato campione di 20 città intermedie.

Nel 2009 i prezzi medi nelle aree storiche hanno raggiunto quotazioni massime a Roma (7.400 euro/mq.), Venezia (7.100 euro/mq.) e Milano (6.500 euro/mq.). Gli aumenti rispetto al 1999, al netto dell’inflazione, sono stati a Roma del 76,8%, a Venezia del 58,8%, a Milano del 46,9%. Quello di Firenze è il centro storico che nell’ultimo decennio si è rivalutato di più, con un +83% in termini reali. Nelle grandi città è aumentata la forbice fra i prezzi in centro, cresciuti mediamente di circa il 5% annuo, e quelli in periferia, aumentati per meno del 3%. Roma è la città con la maggiore differenza fra valore del patrimonio storico e quello periferico, seguita da Venezia, Milano, Napoli, Palermo, Firenze, Torino, Bologna, Genova, Bari e Cagliari.

L’elaborazione del Censis considera poi 20 fra i centri storici di città intermedie a elevata qualità architettonica. I valori più elevati si registrano a Bolzano (4.650 euro/mq.) e Bergamo (4.100 euro/mq.), seguite da Siena, Brescia, Vicenza, Padova e Treviso. I maggiori rimbalzi in termini reali fra il 1999 e il 2009 si sono registrati a Ferrara (+67,6%), Bolzano (+58,3%), Salerno (+54,1%) e Bergamo (+51%).

”Da un punto di vista strettamente immobiliare – ha concluso Giuseppe Roma – le politiche di salvaguardia e valorizzazione dei centri storici hanno dato risultati eccellenti e a prova di crisi, ma hanno acuito le disparità sociali, con il rischio di far diventare la parte storica delle città un ghetto per benestanti, dirottando la gran parte dei residenti verso poli di attrazione commerciale e di svago senza identità. Un modello che va equilibrato utilizzando lo spazio pubblico per tutti”.

Fonte: Ance

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