Il federalismo municipale (ed è un aspetto sfuggito ai più) fa crescere l’imposta di scopo, prevista dalla legge finanziaria del 2006.

A decorrere dal 1° gennaio 2007, dunque, i Comuni potevano istituire l’imposta in questione, esclusivamente al fine della “parziale copertura” (al massimo per il 30 per cento) delle spese per la realizzazione di opere pubbliche individuate dagli stessi Comuni fra quelle tipologie, dalle viarie a quelle di realizzazione di parcheggi pubblici e così via) indicate nella citata legge. L’imposta poteva essere istituita – in relazione alla stessa opera – per un periodo massimo di 5 anni, applicando alla base imponibile dell’Ici un’aliquota massima dello 0,5 per mille.

Con il provvedimento sul federalismo fiscale, le cose cambiano radicalmente in peggio (per il contribuente, ovviamente). I Comuni hanno infatti ottenuto a proprio favore modifiche di riguardo (destinate ad entrare in vigore dopo l’adozione – entro il 31 ottobre di quest’anno – di un apposito regolamento presidenziale, su conforme deliberazione del Governo).

Innanzitutto, al lungo elenco del 2006 si aggiungeranno “opere pubbliche ulteriori” (categorie da individuarsi – par di capire – dallo stesso regolamento, non – perlomeno … – dai singoli Comuni). Salirà poi a 10 anni (al posto degli anzidetti 5) il periodo massimo di applicazione dell’imposta: mica male davvero, un raddoppio secco. Peggio ancora per la misura della copertura della spesa: che potrà raggiungere il totale, al posto del visto 30 per cento.

Restano ferme le altre disposizioni. I Comuni potranno prevedere esenzioni, riduzioni o detrazioni e – bontà loro… – nel caso di mancato inizio dell’opera pubblica programmata entro due anni dalla data prevista, dovranno restituire ai contribuenti – entro i due anni successivi – gli importi di imposta già riscossi. Con gli interessi? Non se ne parla proprio, né nella legge né nell’improvvido provvedimento federalista.

Corrado Sforza Fogliani
presidente Confedilizia

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