La preferenza al fisso va prendendo piede, anche per chi ha sempre optato per il variabile.
E a ragione. Gli Eurirs sono scesi di brutto. L’Irs a 20 anni – utilizzato appunto per i mutui con durata 20 anni – l’11 aprile 2011 era al 4,16 per cento, oggi è stato fissato al 3,3 per cento. In conclusione gli 86 punti base persi da questo indicatore sono un risparmio di 7-8 mila euro su un mutuo medio di 150mila euro. Gli Eurirs – spieghiamo al lettore inesperto – sono i parametri con cui si aggancia alla stipula del mutuo il calcolo delle rate dei mutui a tasso fisso che, unito allo spread applicato dalla banca determina il Tasso annuo nominale.

La domanda che ci si pone è questa: oggi, con gli Eurirs ancora in forte discesa, è possibile stipulare ottimi mutui a tasso fisso? I più competitivi partono da un Taeg del 4,7 per cento. Nell’ottica di lungo periodo non si tratta di un tasso elevato ma resta distante di ben 70 punti base dalla soglia di “estrema convenienza” per il fisso che potremmo allineare intorno al 4% sulla base del ragionamento seguito finora.
C’è, inoltre, la prospettiva che il variabile scenda ancora: la manovra d’agosto, in effetti, ha creato confusione anche sul fronte dei tassi variabili. Forse la cosa è più chiara se si torna a maggio 2011 quando gli Euribor gli indici con cui, in aggiunta dello spread concordato in sede di stipula, sono calcolate via via le rate dei mutui a tasso variabile – viaggiavano in risalita lenta ma costante. E, soprattutto, era previsto un rialzo per i prossimi tre anni. Lo scorso maggio i future sull’Euribor a 3 mesi (contratti scambiati sul mercato Liffe di Londra) proiettavano l’ “indice dei mutui variabili” al 2% a dicembre 2011, al 2,775% a dicembre 2012, al 3% (tasso medio negli ultimi 10 anni), a settembre 2013, e al 3,43% a settembre 2014.
Oggi, invece, dopo la tempesta che ha sconvolto i mercati a luglio ed agosto, queste proiezioni sono ribaltate. Quale la causa? È evidente: il timore che gli Usa debbano affrontare il rischio di una doppia recessione uniti a una persistente instabilità dei Pigs. A giudicare dai prezzi a cui vengono scambiati oggi i future sull’Euribor, questo parametro, fissato da due sedute consecutive all’1,54%, dovrebbe tornare a scendere nei prossimi mesi. A dicembre 2011 è visto all’1,3 per cento. A marzo 2012 all’1,19%, a giugno 2012 all’1,16% per ritornare sui livelli attuali intorno a giugno 2013 e superare la soglia del 2% dopo la primavera del 2014. A giugno 2015 dovrebbe portarsi al 2,75%, ancora un po’ lontano da quel 3% che è la sua media storica degli ultimi 10 anni.
In sintesi, il mercato sta puntando oggi su una crescita stentata dell’economia dell’area euro nei prossimi mesi. Una situazione per cui la Banca centrale europea sarebbe costretta a raffreddare l’idea di operare altri rialzi dei tassi di interesse dopo aver alzato nel corso del 2011 il tasso di riferimento dall’1 all’1,5% in due tranche.
Se si rivelerà reale l’ipotesi letta dietro i contratti future sul mercato londinese Liffe, i tassi variabili (a parità di spread) risulteranno ancor più bassi rispetto alle soglie attuali (il miglior variabile a 20 anni si stipula intorno a un Taeg del 2,7%).
Fonte: ilsole24ore

Commenti (1)

  1. scusa allora conviene piu il variabile se nn ho capito male? Grazie

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