Toscana: 5 milioni di euro per i “contratti di quartiere”.

 Per la Casa sono quasi 5 milioni di euro, per l’esattezza 4 milioni e 858 mila 422 euro, e sono destinati a “migliorare l’equipaggiamento infrastrutturale dei quartieri caratterizzati da condizioni di forte disagio abitativo”. E’ questa la cifra stanziata dalla Regione Toscana con una delibera presentata dall’assessore Eugenio Baronti e approvata dalla giunta regionale. «Questa somma – spiega l’assessore – va ad aggiungersi ai 16 milioni e 194 mila 741 euro che rappresentano la quota parte della Toscana nell’ambito del Decreto Ministeriale varato qualche mese fa dal Ministro Di Pietro e che non era ancora stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Si tratta di soldi destinati ai cosiddetti “contratti di quartiere” – soggiunge l’assessore – che noi abbiamo prontamente stanziato non appena siamo stati in grado di farlo. A queste cifre potranno aggiungere ulteriori quote anche i Comuni e intanto alcuni progetti sono stati già predisposti, come noi avevamo invitato a fare per bruciare i tempi in attesa della pubblicazione del decreto governativo.» L’assessore Baronti ci tiene a ricordare che il provvedimento regionale è stato fisicamente varato non appena la pubblicazione di quello governativo ha permesso di farlo. «Ma le somme – ribadisce- erano già accantonate e ci eravamo già mossi con i soggetti interessati affinché fosse tutto pronto al momento opportuno. Come si vede lo abbiamo fatto.» L’assessore si riferisce alle critiche espresse dalle sigle cooperative Arcat Legacoop, Federabitazione-Cci, Agci-Abitazione, che in una conferenza stampa del 7 maggio scorso avevano accusato la Regione di “otto mesi di immobilismo sulla casa”. Ed in particolare avevano puntato l’attenzione proprio sullo stanziamento relativo ai “contratti di quartiere”.

In Liguria aiuti alle famiglie per il mutuo pesante

 Un fondo di garanzia per aiutare chi ha difficoltà a pagare le rate del mutuo. Grazie a un accordo della Regione con l’Abi Liguria è possibile rinegoziare il mutuo o chiedere una sospensione per un massimo di diciotto mesi. La Regione dà respiro a chi è soffocato dal mutuo istituendo un fondo di garanzia a sostegno delle famiglie che sono momentaneamente in difficoltà economica e faticano a pagare la rata del mutuo. La Liguria è la prima Regione italiana a offire una misura di sostegno del genere, grazie alla quale sarà possibile, per esempio, sospendere i pagamenti delle rate fino a diciotto mesi: il fondo, attivato dall’Ente con la finanziaria regionale Filse, prevede uno stanziamento di un milione e trecentomila euro, che salgono a tre milioni e novecentomila grazie a un protocollo d’intesa stipulato con Abi Liguria. In base a questo accordo, inoltre, i cittadini che hanno stipulato un mutuo per l’acquisto o il restauro della prima casa tra il 2002 e il 13 dicembre 2007 possono rinegoziare il mutuo e sospendere il pagamento, in caso di difficoltà, per due volte (a patto che la banca che ha concesso il mutuo aderisca all’intesa).

Mutui: SEC annuncia giro vite su agenzie di Rating! Ma chi risarcirà i danni provacati provocati dal mercato globale ed ai consumatori?

 Adusbef e federconsumatori studiano class action contro le tre sorelle del rating, fitch, moody’s, standard& poors, per ristoro danni. Il giro di vite annunciato oggi dalla SEC ( Securities and Exchange Commission, la Consob americana), sulle tre sorelle monopoliste del rating, Fitch, Moody’s e Standard & Poor’s, affinché – stando alle indiscrezioni riportate dall’agenzia Bloomberg- non offrano più alle banche di investimento servizi di consulenza su come poter raggiungere i livelli più elevati nella graduatoria dei prodotti di finanza strutturata, è una buona,seppur tardiva notizia, che può rasserenare i mercati e risolvere parte dei conflitti di interesse con le grandi banche di affari. In particolare, l’attenzione della Sec si è focalizzata sulle cosiddette asset-backed securities (Abs), ossia le obbligazioni garantite da mutui e altri attivi, finite in questi mesi al centro della bufera finanziaria innescata dal collasso del credito subprime. Le agenzie di rating sono finite sotto accusa per non aver dato per tempo l’allarme sui titoli a rischio, cui in precedenza avevano assegnato rating favorevoli. Dallo scorso anno la Sec ha avviato una indagine e il prossimo 11 giugno verrà proposta formalmente una nuova normativa sulle agenzie di rating, che ha come primo obiettivo quello di eliminare il conflitto di interesse che finora si è venuto a creare tra le agenzie di rating e le banche di investimento. A queste ultime le agenzie di rating offrono infatti non soltanto i giudizi sulla solvibilità dei titoli emessi, ma anche consulenza su come strutturare i titoli in modo da ottenere voti più alti possibile.

L’immobile è già ultimato se viene utilizzato

 Per stabilire la decorrenza dei cinque anni di possesso che, in caso di cessione del bene, consentono di non tassare la plusvalenza, si prescinde dall’accatastamento e dal collaudo. La risoluzione n. 231/E del 6 giugno riguarda l’interpello formulato dai proprietari di un immobile commerciale costruito da loro, concesso in locazione nel dicembre del 2001, con certificato di collaudo rilasciato nel mese di febbraio del 2002 e richiesta di attribuzione di rendita catastale avvenuta soltanto a febbraio 2006. Avendo intenzione di vendere il bene, gli interessati chiedono se l’eventuale plusvalenza realizzata debba essere o meno assoggettata a tassazione. Il dubbio è legato alla disposizione contenuta nell’articolo 67, comma 1, lettera b, del Tuir, in base alla quale la plusvalenza realizzata per la vendita di un immobile va tassata – come reddito diverso – se il bene è stato costruito o acquistato da non più di cinque anni. Nel caso dell’acquisto, la data di partenza per calcolare la durata del possesso è certamente identificabile con quella indicata nel relativo atto. Per gli immobili di nuova costruzione, invece, bisogna far riferimento al momento in cui il bene è stato realizzato.

Le tentazioni corporative del localismo italiano: quasi l’80% dei residenti nei piccoli comuni rifiuta la città

 Quasi la metà degli italiani vive in comuni con meno di 20.000 abitanti. Più di 10 milioni sono quelli che vivono in comuni con meno di 5.000 residenti. Si vive in piccoli centri ma, sempre più, all’interno di “grandi contenitori metropolitani”dove l’urbanizzazione continua salda centinaia di comuni vicini. Anche in queste conurbazioni (quella milanese-lombarda, veneta, Roma e l’area napoletana), come nel resto del territorio, il radicamento territoriale resta molto forte. Secondo un’inedita indagine RUR-Censis, il 47% degli italiani non lascerebbe mai il luogo in cui vive, più del 17% sogna di abitare invece in una piccola città, l’8% in una casa di campagna, il 7% in un piccolo paese, mentre il 10% sceglierebbe una grande metropoli e ancora un cittadino su dieci preferirebbe vivere in una città estera. In particolare, chi vive in una metropoli, per il 63,7% non cambierebbe tipologia insediativa, restando dove vive attualmente (40%) o spostandosi in un’altra grande città italiana o straniera. I residenti in piccoli comuni per il 78,3% non intendono cambiare, restando per il 53,2% dove abitano o al massimo spostandosi in un altro piccolo centro (25%). Le ultime elezioni hanno decretato il successo di un’offerta politica meno attenta alle differenze di classe, di ceto, di categoria professionale degli elettori, e centrata invece sulle istanze in grado di accomunare i cittadini che vivono, lavorano, intraprendono in un determinato territorio. Ma una costruzione del consenso giocata “nel” locale e “per” il locale comporta rischi di corporativismo localistico.

Ici prima casa, esenzione anche per tutti gli immobili assimilati ad abitazione principale

 L’esenzione Ici si estende a tutte le unità immobiliari che il Comune ha assimilato alle abitazioni principali con apposito regolamento, a condizione che questo fosse già vigente prima del 29 maggio scorso, giorno di entrata in vigore del decreto legge che ha stabilito l’esonero dal pagamento dell’imposta. La disposizione di favore non è applicabile se il regolamento, pur essendo retroattivo dal 1° gennaio dell’anno di riferimento, diventa esecutivo dopo questa data. È uno dei principali chiarimenti forniti dal dipartimento delle Finanze con la risoluzione n. 12/Df del 5 giugno. Il documento di prassi risponde all’esigenza di diradare alcuni dubbi interpretativi sulle modalità di applicazione pratica delle nuove norme in materia di Ici approvate dal Consiglio dei ministri. In particolare, il provvedimento si sofferma sulle condizioni per il riconoscimento dell’esenzione, ribadendo che questa spetta a tutte le tipologie di immobili adibiti ad abitazioni principali, ad eccezione di quelli appartenenti alle categorie catastali A/1 (case signorili), A/8 (ville) e A/9 (castelli e palazzi eminenti).