di Corrado Sforza Fogliani, presidente Confedilizia

Negli Stati Uniti, in 10 anni, almeno cinque milioni di famiglie che vivevano in affitto sono diventate proprietarie. Ma per molte, i mutui si sono rivelati insostenibili. Alcune, sono già tornate in affitto e la gran parte delle stesse corre il relativo rischio. Anche in Italia, la crisi mutui si risolve (e si previene) in un modo solo: rilanciando l’affitto. Sul problema casa, la priorità è questa, se si vuole affrontare la situazione tempestivamente, realisticamente, e al di fuori di ogni intento speculativo, evidente in chi lancia piani megalattici di costruzione di immobili di là da venire e accusa la proprietà diffusa di non pagare le tasse, come se invece le pagassero Siiq e Fondi immobiliari, e cioè soggetti del tutto corazzati nei confronti del Fisco perchè protetti da esenzioni fiscali a non finire.

La proprietà diffusa (che è quella che assicura l’affitto in Italia per i due terzi del relativo mercato) non teme di pagare le tasse, chiede solo una minima redditività per l’investimento: con la cedolare secca al 20 per cento, si raggiungerebbe l’obiettivo della trasparenza e, nel contempo, di fare qualcosa per davvero, e subito, a favore di chi cerca casa. Ma questa misura – promessa da Prodi per iscritto alla Confedilizia, prima delle elezioni – non ha trovato posto neppure in questa Finanziaria, della proprietà diffusa, e funzionale solo alle immobiliari pressoché esentasse del grosso capitale e del mondo cooperativo. La spesa pubblica ha bisogno di ben altri tagli, e l’affitto di ben altre attenzioni. Devono solo sperare – i governanti – che gli italiani continuino a poter pagare i mutui bancari, perchè non hanno previsto per loro una via d’uscita. L’affitto, che già non rende niente, viene infatti – con questa Finanziaria – ulteriormente scoraggiato e si ridurrà ancora.

www.confedilizia.it

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