Intervista al presidente di Assoedilizia e vice presidente di Confedilizia Achille Colombo Clerici

di Redazione Commenta

Una progressiva dequalificazione del patrimonio abitativo del Paese. È quanto rileva la ricerca condotta da Assoedilizia in base ai dati del Catasto – Agenzia del Territorio. Oltre a un calo del 24,5% degli alloggi signorili, a preoccupare Achille Colombo Clerici, presidente dell’ associazione milanese della proprietà edilizia, è la presenza nel tessuto urbano di un enorme numero di condomini.

Immobili a rischio, in particolare se ubicati nella periferia popolare, che “fra tutti i soggetti, sono i meno reattivi di fronte alle esigenze non solo di ammodernamento urbanistico della città, ma spesso addirittura di manutenzione e di adeguamento agli standard prestazionali. Se la città allenta la guardia, questi condomini finiscono inesorabilmente per degradare».

Quali le maggiori cause a cui imputare questo scenario critico?

“Dal dopoguerra a oggi si sono costruite in Italia le case più brutte che mai si siano realizzate da secoli. Ma si è assistito anche a un grande spreco del territorio e a una vasta compromissione di molti beni ambientali, paesaggistici e naturalistici. È in parte lo scotto che abbiamo pagato alla frenetica ricostruzione postbellica sotto la spinta di esigenze abitative create dagli imponenti fenomeni migratori che hanno interessato il Paese: fenomeni cui si è data risposta contenendo i costi della nuova produzione edilizia e non andando tanto per il sottile nell’ individuare le aree di trasformazione sulle quali insediare le nuove case. Ma è anche la conseguenza di politiche abitative, fiscali ed edilizie che hanno prodotto effetti distorti, probabilmente non previsti e certamente non voluti».

In che senso?

“Quando si penalizzano sul piano fiscale, come si è fatto in Italia, le case signorili, quelle addirittura costruite con materiali pregiati o lavorati in modo pregiato, è inevitabile che si costruiscano case di poco pregio, anzi che si eliminino quelle esistenti. Quando si computano a fini volumetrici scale e androni, si costruiscono interi palazzi senza dignità: con porticine d’ ingresso al posto dei portoni, privi di atri e dotati di scale striminzite. E quando si tassano spropositatamente le case tenute in affitto, come è avvenuto per trent’ anni, succede che nessuno più le costruisce, anzi chi le ha, le cede.

Peccato che chi realizzava abitazioni per l’ affittanza, dovendole mantenere in patrimonio, le faceva costruire di una certa qualità. Mentre chi le costruisce per venderle cerca di risparmiare il più possibile nella costruzione, per ottenere nell’ immediato il maggior profitto possibile. Quando poi, avendo prevalentemente affidato all’ edilizia residenziale pubblica il compito di dare risposta ai bisogni abitativi della popolazione, si fanno mancare i finanziamenti a questo settore, finisce che di case da affittare non ce n’ è più per nessuno. Chi può se le compera, cercando di risparmiare il più possibile. Come si vede, il quadro è tale da non far pensare alla possibilità di trovare in Italia delle belle case. Quel che è fatto è fatto, ma cerchiamo di non ripetere in futuro gli stessi errori”.

Lei auspica il passaggio a una urbanistica etico – funzionale. Cosa implicherebbe il passaggio?

“Qualsiasi intervento di trasformazione e di sviluppo del territorio deve fare i conti con l’ esigenza, da un lato, di non sprecare risorse ambientali e, dall’ altro, con la necessità di realizzare la migliore funzionalità in rapporto al bisogno di benessere dei cittadini, cioè di un certo standard di vita, di qualità del vivere. Oggi il territorio è una risorsa preziosa. Perché si tratta di un bene non illimitato e i processi di urbanizzazione intervenuti in questi anni ne hanno comportato un serio consumo. All’ interno del territorio edificato di città metropolitane come Milano, Torino e Napoli, sono presenti aree lasciate libere dalle dismissioni industriali che, proprio per la loro collocazione privilegiata dentro il tessuto urbano, possono permettere una riqualificazione dell’ ambiente cittadino circostante.

Oggi, all’ alba del terzo Millennio, deve mutare radicalmente il modo di concepire l’ urbanistica. Mutamento particolarmente importante per Milano e la Lombardia alla vigilia di Expo 2015, che prevede la realizzazione di importanti infrastrutture urbane ed extraurbane, le quali costituiscono l’ ossatura portante di tutto lo sviluppo urbano futuro. Ma l’ urbanistica deve risultare etica anche in un altro senso»

Quale?

“L’ istituto della perequazione urbanistica, introdotto dalla legge della Regione Lombardia per il governo del territorio, permette ai comuni di superare la discriminazione fra coloro che si vedono assegnare sulle proprie aree diritti edificatori e coloro che, viceversa, sono chiamati a subire espropri per opere di pubblica utilità. Ma nel fare i piani, la perequazione deve servire all’ amministrazione comunale, ed è una raccomandazione che faccio al Comune di Milano che sta redigendo il Piano di governo del territorio, per acquisire alla mano pubblica aree di pregio ambientale da utilizzare per servizi sociali e non, viceversa, per attribuire un valore economico ad aree di privati che non hanno alcun valore».

Apparsa sul numero di Dossier Lombardia del 16 dicembre 2009
Ediz. Golfarelli. Red. Francesca Druidi

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