La Cassazione penale, con sentenza n. 42465 dell’1.1.’10, ha respinto il ricorso di un proprietario di un appartamento che, tanto in primo quanto in secondo grado, era stato condannato per omicidio colposo a seguito del decesso di un operaio precipitato da un’altezza di oltre tre metri mentre svolgeva – ”in assenza di qualsiasi cautela atta a scongiurare i rischi di caduta dall’alto” – alcuni lavori edili nell’abitazione del proprietario stesso.
Nel caso di specie, la vittima stava eseguendo tali lavori al di fuori della sua normale attività di lavoratore dipendente presso una ditta, fornendo una prestazione ”accertata come autonoma” (dice testualmente la sentenza), privo, in particolare, di cinture di sicurezza e casco.