Infatti si tradurrà nell’applicazione di un’imposta sostitutiva del 21% sul canone di affitto, che diventa 19% per i contratti a canone concordato nei comuni ad alta tensione abitativa, in luogo dell’Irpef, delle addizionali all’Irpef, dell’imposta di registro e di bollo sui contratti di affitto; se si pensa che l’attuale aliquota minima dell’Irpef è del 23% e che il registro è pari al 2% del canone, è facile immaginare che saranno in molti a optare per la cedolare.
I contribuenti che invece potrebbero avere interesse a conservare la tassazione ordinaria saranno quelli che elevati oneri deducibili, che abbattono il reddito imponibile sino ad azzerarlo, oppure con alte detrazioni fiscali (familiari a carico, oneri detraibili) che invece riducono l’imposta dovuta.